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Le contraddizioni dell’arte di strada.

Strade e città si ricoprono d’arte. L’impatto artistico e visivo della Street Art rappresenta non solo un arricchimento urbano ma anche un uso intelligente dell’arte, intesa come mezzo di comunicazione diretta, senza filtri che lascia libertà di espressione all’artista e soprattutto accessibile a chiunque. Il valore artistico di queste opere acquistano un significato del tutto diverso dal banale atto di “vandalismo” che va oltre l’imbrattamento pseudo-adolescenziale da “mi dispiace dirtelo ma tra noi è finita!”. Oggi è sempre più controverso il tema dei diritti riconosciuti degli Street Artist e la tutela giuridica delle loro opere. Non abbiamo una legge che regoli la Street Art, tuttavia secondo l’art. 1 della legge sul diritto d’autore sono protette tutte “le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione”. Non vi è dubbio che le opere di Street Art rientrino nella tutela del diritto d’autore. Però, se la creazione dell’opera viene realizzata su una superficie di proprietà altrui, senza il consenso del proprietario, si rischia di imbattersi nel delitto di deturpamento e imbrattamento di cose altrui, ai sensi dell’art. 639 del codice penale. Questo perché il nostro ordinamento giuridico tutela il patrimonio della proprietà privata. Bisogna quindi conciliare gli interessi del proprietario della superfice del muro con quelli dell’artista. Tuttavia, se da un lato è necessario il consenso del proprietario, dall’altro l’art. 20 del diritto d’autore tutela l’opera a partire dalla sua realizzazione riconoscendo all’artista “il diritto di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione o altra modificazione, ed a ogni atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione”. Ciò detto non possiamo negare che la realizzazione dell’opera di un artista famoso, previo consenso o meno del proprietario del muro, aumenta sensibilmente il valore dell’immobile. Sì, perché il progressivo riconoscimento artistico di tali opere e la valutazione economica dell’immobile dopo la sua realizzazione, soprattutto se partiamo di artisti illustri, è ormai un fatto! L’opera accresce la popolarità e rinnova contesti urbani di aree dimenticate o lasciate nell’ombra ma si assiste anche a processi di gentrification, ossia quel ricambio della popolazione residente e di modificazione del patrimonio a favore di una classe sociale più agiata. Questi riflettori di natura strettamente economica alimentano fenomeni di mercificazione e conservazione dell’opera molto spesso mal sopportati dagli artisti che non autenticano le proprie opere come segno di protesta.

La Street Art visibile ormai in ogni angolo urbano viene percepita non più come atto vandalico ma opera d’arte che merita certamente di essere tutelata. Tutelata o mercificata? Può l’opera dell’artista essere svincolata dal contesto economico?  Può la “bellezza” di un’opera svincolarsi dal nome del suo creatore ed essere realmente libera? 

Molti punti restano aperti e la Street Art merita una regolamentazione più adeguata al contesto attuale, si dovrebbe tutela l’artista ma non l’arte! L’arte non ha vincoli e dovrebbe rimanere “qualcosa che libera l’anima, favorisce l’immaginazione ed incoraggi la gente ad andare avanti.” (Keith Haring).

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