La storia di mille donne, o forse più. La Storia di alcune donne, o la storia di ogni donna, e ancora, la vicenda di molti uomini, in fondo, che attraverso percorsi differenti si trovano invischiati nella stessa palude: quella della ruminazione mentale. Susan Nolen Hoeksema li conduce per mano, attraverso questo saggio psicologico che si avvale di esperienze reali, fuori da questo terreno accidentato, verso un’esistenza più sana in cui il cervello non corre più veloce di loro.

È un libro che va letto dalle donne, per vedersi e trovare un sano limite alla propria sofferenza emotiva. È un libro che va letto dagli uomini, per comprendere una tendenza forse più femminile, ma non solo, e in ogni caso poco salutare, quella del pensare troppo, e del farsi ingiustamente male. Se il ruminare ha un genere, è femminile, ma questo ormai accade di frequente anche agli uomini. Quando il ragionare smette di essere analitico, e fagocita sé stesso, e si fa ossessivo, disturbante, rispetto alle attività quotidiane, alla sana progettualità, all’esistenza stessa, occorre fermarsi, e mettere in atto alcune semplici strategie salvifiche. In questo senso, il saggio vuole essere un manuale pronto all’uso che in tre semplici step ci indica come uscire dalla deleteria ruminazione patologica. A volte è quella del “Dovrei”, una parola pericolosa, che costringe i nostri passi verso direzioni non sempre desiderate. L’autrice oppone il “Chi lo dice?”, al pressante “Dovrei”. Così cadono i finti tiranni, che ancora hanno ingiusto peso sulle nostre vite e coscienze, ma che già magari la realtà ha reso inoffensivi…il padre, il compagno, il maestro, la nonna, il datore di lavoro, la madre, la società intera. Guardare in faccia chi ci comanda, muovendo fili invisibili, che noi consegniamo nelle loro mani, è già un primo modo per interrompere la schiavitù. Bisogna però proseguire nella lettura, e nella rieducazione mentale, affinché altre trappole siano superate: fuori dalle aspettative alte, dal confronto con gli altri, dalle conflittualità interpersonali che trasferiamo puntualmente nella nostra testa, dall’incapacità di lasciar andare l’evento, e passare oltre, per troppa sensibilità, ecco, al di là di tutte queste cose, esiste forse una vita in cui la realtà potrà ridurre al minimo il suo impatto sul cuore perché non troverà nello scenario teatrale della nostra mente quella cassa di risonanza, dolorosa e oppressiva, che ripropone eternamente, attraverso il linguaggio, quegli eventi già superati da tempo. L’autrice alimenta questa speranza opponendo lucidità, analisi, autoconsapevolezza alla condizione malsana del “pensare troppo”.  

Donne che pensano troppo, Susan Nolen Hoeksema.

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