Il tempo dedicato al cibo è sempre ben speso. Quello per selezionare cosa mangeremo, quello che trascorriamo ai fornelli e infine quello in cui ci nutriamo. Il mondo dell’ editoria, la tv e soprattutto l’etere abbondano di riferimenti, consigli e ricette che sponsorizzano il binomio cucina-salute, ma… è sempre il caso di fidarsi? A questo proposito abbiamo rivolto alcune domande alla biologa nutrizionista Dott.ssa Francesca Drago.

“Siamo ciò che mangiamo”, diceva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. Quanto la nostra salute è legata a ciò che mangiamo?

Sin dall’inizio della mia carriera mi sono lasciata ispirare dalla famosa frase di Ippocrate “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo” perché ho sempre creduto che in queste parole sia racchiusa la verità più grande, ovvero come l’alimentazione possa influire sulla nostra salute. Mettere i cibi giusti in tavola è uno degli accorgimenti da adottare per potenziare le proprie difese e prevenire o ridurre il rischio di sviluppare malattie. La nostra alimentazione può influenzare, infatti, attraverso numerosi meccanismi, l’insorgenza di diverse patologie o condizioni, tra cui diabete, malattie cardiovascolari, endocrinologiche, reumatologiche, renali, affezioni dell’apparato gastrointestinale, allergie e intolleranze, tumori. Ignorare, dunque, la funzionalità del buon cibo porta spesso e volentieri a ricorrere all’utilizzo di farmaci dannosi per la salute. Impariamo a nutrirci e non solo ad alimentarci! Mettiamo in tavola sempre ciò di cui il corpo ha bisogno: carboidrati, meglio se integrali, proteine, non solo di origine animale ma anche vegetale come i legumi, grassi buoni come il nostro olio EVO o frutta secca, vitamine e sali minerali di frutta e verdura di stagione.

Spesso si confonde il termine dieta con l’astensione dal cibo e a proposito di dieta molti si affidano al web o ai conoscenti quando decidono di perdere peso. Quanto è importante affidarsi alle cure di un esperto?

Partiamo dal vero significato di dieta, tanto utilizzato ai giorni nostri, che deriva dal greco e significa stile di vita. Nel linguaggio comune si fa sempre riferimento all’astinenza da cibo per finalità estetiche, ma anche di salute. In questo modo il significato della parola assume un valore negativo, di rinuncia o di sacrificio. E non c’è compito più difficile di dover smontare concetti sbagliati e radicati nella mente degli uomini. Al giorno d’oggi siamo bombardati da tante informazioni su cibo e alimentazione, consigli di vari youtuber, food blogger o influencer con fisici mozzafiato che fanno credere come sia semplice seguire un’alimentazione corretta “fai da te”. Ma i miracoli non esistono. Un adolescente, un anziano o una donna in gravidanza, non possono avere mai gli stessi fabbisogni nutrizionali e bisogna tenerne conto per evitare carenze o eccessi che possano influire sulla salute. Gli unici esperti o professionisti della nutrizione che hanno competenze a riguardo e sono abilitati per legge sono tre figure: i dietologi, i dietisti e i nutrizionisti. In determinate situazioni (fisiologiche o patologiche) o fasi della vita in genere, avere il sostegno adeguato a livello nutrizionale è particolarmente importante.

Cosa ne pensa delle coltivazioni biologiche e della ritrovata attenzione per i prodotti a km zero?

Innanzitutto distinguiamo le due cose perché si fa spesso confusione. I prodotti biologici sono tutti quegli alimenti vegetali o animali che seguono disciplinari di produzione ben precisi, escludendo nelle varie fasi di produzione agricola pesticidi o OGM e negli allevamenti animali l’utilizzo di ormoni o antibiotici. Questi prodotti in etichetta sono distinti da un marchio con logo a foglia verde in cui compaiono le sigle IT o UE per distinguere un prodotto di origine italiana da quello di origine europea. Mi piace però sottolineare che bio non è sempre sinonimo di salutare: mi riferisco alle confezioni di biscotti o snack salati che come tali sono sempre ricchi di zucchero, grassi e sale. Gli alimenti a km 0 sono prodotti nel territorio in cui si vive, percorrono poca strada per il trasporto giungendo così più freschi, ma questo non esclude che siano coltivati con pesticidi o allevati in modo intensivo. Detto ciò, quando vado a fare la spesa personalmente scelgo alimenti BIO, anche se hanno ahimè un costo più elevato, o meglio ancora, soprattutto per le uova e per la verdura mi rifornisco nell’orto del vicino o dello zio di turno di cui mi fido. Sarebbe auspicabile, nei limiti del possibile, avere un piccolo orticello a casa.

Lei ha scritto un libro. Ci suggerirebbe un esempio di ricetta che coniughi benessere e buon appetito?

Il libro è nato da un’idea mia e di una collega perché abbiamo sempre constatato da parte dei nostri pazienti l’esigenza di voler mettere in tavola piatti sempre diversi senza trasgredire la dieta. Il titolo del libro è “Che bello sono a dieta!”, appositamente un po’ provocante. È una raccolta di ricette selezionate per dare la possibilità di assaporare una cucina genuina e fantasiosa a indice glicemico controllato, con farine e cereali integrali, proteine di origine animale e vegetale, con grassi di buona qualità per un’alimentazione sostenibile nel tempo che possa soddisfare il palato. Tutte le ricette, dunque, coniugano benessere e buon appetito dai primi piatti ai piatti unici, dai secondi ai contorni. Per la gioia di tanti, anche i dolci rispecchiano questa caratteristica.

Dott.ssa Francesca Drago

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