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“Se vuoi svegliarti, dormi!”. La verità di un viaggiatore astrale.

I primi viaggi sono del tutto casuali: ti ritrovi lì in base a determinate leggi o pensieri, con l’allenamento e la pratica si riesce a dominare l’esperienza, muoversi dove si intende.

Chi racconta è Ensitiv, un sensitivo a cui manca qualcosa, a partire dall’anagramma del nome, per esserlo del tutto, e forse quel vuoto non è assenza ma spinta: lo studio e la ricerca che possono avvicinarci un po’ di più alle risposte.  Quello che racconta, invece, non è un ordinario spostamento nei luoghi incantevoli del pianeta, attraverso l’aereo, il treno o la macchina… ma una singolare perlustrazione consentita dai portali dell’onirico verso dimensioni altre. La sperimentavano gli sciamani durante i riti religiosi, ne parlavano gli antichi testi sacri, e i filosofi occidentali che erano stati più a lungo in contatto con l’Oriente, i tempi moderni con la loro consueta smania di “etichettare per rassicurare” la definiscono “OBE”, out of body experience.  Ma di cosa si tratta esattamente?

Si tratta della separazione dell’elemento energetico, meglio conosciuto come anima, da quello materiale, il corpo, e questo si traduce nella possibilità di vagare oltre la materia superando i confini a noi noti, di spazio e tempo. 

Osservare e conoscere un evento che ancora deve verificarsi, contattare i defunti, spostarsi oltre lo spazio in cui il corpo dorme, sono solo alcune delle infinite possibilità del viaggio astrale, occasioni che Ensitiv sperimenta da trent’anni circa, ogni volta che scivola nel sonno o medita profondamente, non ingenuamente, ma con intenzione di conoscenza e trasmissione del sapere.

In alcuni periodi mi capitava di “viaggiare” anche tre, quattro volte al giorno, bastava che abbandonassi la piena vigilanza, lo subivo in maniera costante e preponderante, finché non sono arrivato a gestire e limitare l’esperienza. Oggi non esco più così frequentemente, faccio solo delle uscite mirate, finalizzate allo studio del fenomeno: mi sono occupato, ad esempio, per quattro anni dell’autismo sul piano astrale, e contatto regolarmente defunti per conto d’altri…

Contattare i defunti non comporta alcun rischio, e non è disturbante rispetto al loro percorso spirituale?

Un medium porta l’energia che contatta in una dimensione reale, il disturbo c’è perché la costringe a confluire verso regioni diverse, in questo caso invece sono io ad andare “in casa loro”, la mia difficoltà sta solo nell’ intercettarli, ma non si tratta di certo di un’azione disturbante.

Dunque i defunti risiedono nell’astrale?

Dipende dalla frequenza, determinata dal tipo di morte e dalla consapevolezza raggiunta alla morte. Ci sono defunti che hanno raggiunto un certo piano, altri che permangono in quello che potremmo definire astrale, una frequenza più bassa e per noi accessibile. Ma in ogni caso io troverò sempre tracce energetiche accedendo a una dimensione atemporale. Il tempo non esiste, esiste solo la contemporaneità degli eventi.

Alla luce del viaggio astrale sembra che anche la morte pretenda una lettura diversa. 

Assolutamente sì, la morte è una compagna con cui è piacevole passeggiare, dovremmo rivedere le nostre tradizioni culturali che la presentano come un evento traumatico. L’esperienza terrena è solo un atto di un percorso eterno, di gran lunga più importante. Il viaggio astrale è evoluzione di per sé, è conoscenza, mi ha portato a rimettere in discussione ogni tradizione, storica, religiosa, acquisita, poiché quando una persona si rende conto che può esistere anche indipendentemente dal corpo, ogni cosa muta. Ho stravolto i miei concetti, le mie credenze, e non è finita: sono ancora in un percorso in cui prevale la voglia di misurarmi con altre domande.

Tieni vivo questo confronto anche attraverso conferenze e seminari in tutta Italia. Scrivi libri che hanno riscosso uno straordinario successo, come “Manuale per sopravvivere dopo la morte” ormai all’ottava ristampa, pubblicato anche in francese, e “Nella mente di un defunto”, ultima fatica che ti è valsa oltretutto una collaborazione con il maestro Franco Battiato per il documentario “Attraversando il Bardo”.

Battiato mi ha contattato telefonicamente, dopo aver letto e apprezzato il mio libro, e proposto una partecipazione nel suo documentario; è stato divertente e stimolante, ma al di là dei diversi contatti o delle proposte che poi ricevo, anche da altre strutture, tendo a selezionare accuratamente ciò che è in linea con i miei interessi, ossia un’autentica evoluzione spirituale. Questo è ciò che anima le mie conferenze, che sono atipiche: mi metto totalmente a disposizione per rispondere a qualunque genere di domanda che possa riguardare il karma, la reincarnazione, l’aldilà. Ho ormai un bagaglio di viaggi talmente ampio che anche la mia conoscenza in questo settore è diventata interessante.  In una metafora che spesso consegno: è come attraversare un giardino e non ti accorgi dell’irrigazione, al termine ti ritrovi bagnato.  Ritorni con delle conoscenze “addosso” che non erano forse la finalità più esplicita, ma che vengono dietro l’esperienza inevitabilmente.

Esplorare l’astrale è una possibilità aperta a tutti? O conviene astenersi per non incorrere in pericoli difficili da gestire in assenza di un’adeguata preparazione?

Come avviene nella vita, anche in astrale possono avvenire incontri non belli. Ma così come non smettiamo di uscire di casa se una volta ci hanno scippato in strada, allo stesso modo dobbiamo procedere, nel mondo astrale, verso nuove avventure. Sono esperienze luminose che consiglio a tutti, ma alle quali occorre prepararsi con un necessario distacco dalla materia, poiché si tratta di un’esperienza dello spirito che non parte la sera quando si va a letto ma la mattina quando ci svegliamo. Il viaggiatore spontaneo non ha problemi, ma chi intende imparare questa opportunità ha bisogno di un po’ di rigore in più. Se uscire dal corpo è relativamente semplice, è forse più impegnativo metabolizzare l’esperienza, liberarsi dal bagaglio di conoscenze pregresse, da ansie e aspettative che possono condizionarla, ed essere disposti a lavorare per alzare la propria frequenza vibrazionale che influenza il viaggio astrale stesso. 

La società in cui viviamo non sembra assecondare questo genere di situazioni. Viviamo ancora in un mondo di stampo cartesiano in cui materia e spirito sono due comparti che a fatica si incontrano? In Occidente non coltiviamo lo spirito, ci limitiamo a imitare alcune attività orientali: yoga, mantra, respirazione che non fanno tuttavia parte della nostra cultura. La parte spirituale non riceve cura, e la religione ha costituito un ostacolo piuttosto che un’agevolazione al suo sviluppo. La verità è che facciamo indigestione di materia.  Con un “po’ di notte in più” potremmo forse riscoprire intuizioni, possibilità e percezioni da riportare poi nel quotidiano. Perché è vero come dichiarai tempo fa, suscitando scalpore e reazioni di vario genere, che per svegliarsi occorre dormire.

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