Ogni estate si torna a parlare di orsi. Ci avete fatto caso? Questi giganteschi mammiferi sembrano incarnare alla perfezione quella natura da cui bisogna difendersi, perché talvolta aggredisce. Ci ricordano poi che per quanto minacciosa, la natura va rispettata e protetta. E noi siamo in grado di farlo? Così l’orso non è più solo un orso. Ogni anno diventa un simbolo. Lo spartiacque tra animalisti e non, il confine netto tra posizioni divergenti. E la sua vittima si fa simbolo dell’umanità intera, minacciata da questa prossimità inattesa. Un turista francese, il 16 luglio 2024, è stato aggredito da un orso in Trentino. Si tratta del sesto caso a breve ruota. Il provvedimento di abbattimento immediato dell’orso, firmato con urgenza dal presidente della provincia Maurizio Fugatti, è stato inizialmente bloccato dal Tar, in seguito all’obiezione delle associazioni animaliste. Gli orsi godono infatti di particolari protezioni, sia a livello nazionale che europeo, essendo una specie in via di estinzione. La presenza degli orsi nel territorio va tuttavia disciplinata: si tratta di un argomento spinoso e divisivo, che introduce polemiche, dibattiti, e ancora del tutto aperto.
L’anziana orsa, definita in codice Kj1, è rimasta così, dopo quell’ordinanza, la sorvegliata speciale. Non conosciamo il suo vero nome, la sua vera storia, ma solo le vicende di interazione con gli umani, che la rendono ai nostri occhi pericolosa. È per questo che a fine luglio il presidente della provincia di Trento ha firmato un decreto e revocato le due precedenti ordinanze sospese dal Tar, per l’abbattimento immediato dell’orsa, eseguito dalla guardia forestale.
Di certo crescono nel tempo i casi di questi inusuali incontri, tra orsi e umani. E invece a non crescere sono di certo le pianificazioni per la difficile convivenza. Chi a favore dell’orso, chi degli uomini, assistiamo a un’arena in cui si resta perfettamente schierati, senza pensare alle soluzioni di compromesso, le uniche utili adesso, per la tutela di tutti gli esseri viventi.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.