Che sia con il diavolo oppure con i lupi, un patto è un patto! Nel diritto classico il patto indica qualsiasi accordo di volontà. Altre volte diventa aggiunta accessoria rispetto a un contratto considerato nel suo complesso. Ma fuori dalle brighe e dai cavilli del diritto positivo il patto, o meglio l’idea del patto, ha rappresentato il punto di partenza per la costruzione della nostra società. Alla base di tale costruzione vi è la volontà degli individui di costruire una società ideale come corpo comune in cui vivere pacificamente. È dunque dalla volontà collettiva che nasce da un lato il riconoscimento di una società fatta di luci ed ombre, dall’altra l’esigenza di prendersene cura per un bene più ampio, ossia il bene pubblico. Secondo Rousseau, il padre del c.d. “patto sociale”, le leggi rappresentano una delle forme più alte di libertà perché devono essere deliberate da tutti, rappresentano così una decisione collettiva legislativa lontana dagli interessi esclusivamente individuali. Tuttavia, sempre secondo Rousseau, questa soluzione è resa possibile solo attraverso un “patto sociale” in cui ogni individuo si aliena a “garanzia che alla condotta giusta di ciascuno non corrisponda l’ingiustizia degli altri, una garanzia di reciprocità del rispetto del contratto stesso”. Ma cosa accade se l’ingiustizia crea una frattura a quel patto ideale? Nel corso degli anni il patto assume un significato quasi spirituale ispiratore di principi e impegno. Nel 1948, con ormai la guerra ormai alle spalle e dall’esigenza di trovare un rimedio di quella frattura sociale e umana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo rappresentava il primo passo verso la preparazione giuridica dei diritti fondamentali. Lungo è stato il lavoro che accordasse tutti i popoli con razza, cultura, ideologie e religioni tanto diverse tra loro ad accettare e riconoscere l’individuazione dei diritti universali così tanto mortificati negli anni passati. Così solo nel 1976 la “Carta Internazionale dei Diritti Dell’uomo” prende finalmente forma con l’entrata in vigore di tre accordi fondamentali: il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, il Patto internazionale sui diritti civili e politici ed a quest’ultimo il Protocollo facoltativo. Il riconoscimento universale di quei diritti espressione di dignità della persona, l’idea che l’essere umano è libero, portatore naturale delle libertà fondamentali, presupposto che permette ad ognuno di godere a pieno dei propri diritti civili e politici, nonché dei diritti economici, sociali e culturali.  

Questi “Patti” obbligano gli Stati aderenti che hanno ratificato gli accordi a promuovere il rispetto e l’osservanza universale dei diritti e delle libertà dell’uomo. Ma gli Stati non possono “obbligarsi” da soli alla promozione ed al rispetto dei principi fondamentali, serve un “patto” con l’individuo! Anche il protagonista deve fare la sua parte, portatore naturale di diritti ma anche di doveri non solo verso gli altri, ma anche verso la collettività alla quale appartiene.

“Ricorda sempre che non hai soltanto il diritto di essere un individuo, hai l’obbligo di esserlo. Non puoi mai dare un contributo utile nella vita a meno che tu non lo sia.”  E.A. Roosevelt.

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