Don Luigi Ciotti ha detto che “La musica è armonia e armonia significa accordo. Armonia è quando da una relazione di parti scaturisce qualcosa di diverso e di comune, qualcosa in cui ogni parte si possa riconoscere senza perdere per questo la sua identità”. Molti artisti attraverso lo strumento universale ed evocativo della musica si sono fatti portavoce di storie e di denunce sociali. I cento passi dei Modena City Ramblers cantano di un uomo che “aveva un cognome ingombrante e rispettato… di certo in quell’ambiente da lui poco onorato”. Cantano della storia di Peppino Impastato, della lotta di un giornalista, attivista e artista. Peppino, infatti, denuncia e si ribella attraverso la radio. Nel 1977 fonda Radio Aut, una radio libera e autofinanziata che tra un brano musicale e l’altro, attraverso la satira, mette in luce i delitti dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. In particolare, il programma “onda pazza” prendeva in giro mafiosi e politici, scoperchiando l’ipocrisia omertosa della sua famiglia e delle attività illecite dello zio capomafia Gaetano Badalamenti.

Nasce a Cinisi nel 1948 da una famiglia di appartenenza mafiosa e da quella piccola realtà non si allontanò mai “poteva come tanti scegliere e partire e invece lui decise di restare” così cantano. Resta e lotta! Recide i legami con il padre che lo allontana e si dedica totalmente alla diffusione di una cultura anti mafiosa diventandone un simbolo. Nel 1978 si candida alle elezioni comunali nella lista di democrazia proletaria.

Cantano ancora che “era la notte buia dello Stato Italiano quella del 9 maggio ‘78 la notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l’alba dei funerali di uno Stato”. Peppino viene brutalmente ucciso ma la sua morte viene oscurata e passa in secondo piano dalla notizia del ritrovamento del corpo di Aldo Moro ucciso dalle Brigate rosse. Viene ritrovato sui binari della ferrovia con una carica di tritolo sotto il corpo mettendo in atto una campagna denigratoria e vari depistaggi. Parlarono di atto terroristico dove l’attentatore Peppino Impastato era rimasto lui stesso vittima.  I compagni di Peppino raccolgono i resti del suo corpo, trovano le pietre sporche di sangue in un casolare vicino dove fu ucciso. Sui muri di Cinisi e non solo compaiono le scritte “Peppino Impastato è stato ucciso dalla mafia”. Al funerale partecipano più di mille persone provenienti da Palermo e non solo. Si scatena un’onda di rabbia e di battaglia collettiva alla ricerca della verità sulla sua morte che saranno decisive per le indagini. La madre Felicia e il fratello di Peppino indicano alla Procura in Badalamenti il mandante dell’omicidio. Dopo molti anni e numerose battaglie, Vito Palazzolo e Tano Badalamenti vengono condannati come mandanti dell’omicidio.

Nel 2005 nasce la “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”. Una casa che raccoglie fotografie, lettere, testimonianze di legalità che sopravvivono della memoria di Peppino e del coraggio di chi dopo la sua morte si è fatto promotore di cultura anti mafiosa.

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.” (Peppino Impastato)

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