Prendiamo in prestito il titolo di un celebre film americano e iniziamo affermando che lei, tra le altre cose, è “progettata per … attendere”. Se biologicamente è la sola predisposta ad accogliere (per lo meno fino a nuovi progressi della scienza,) storicamente è stata relegata a un ruolo che certamente le appartiene, ma non può caratterizzarla in maniera totalizzante ed esclusiva. Se riempiamo le nursery prima e poi le aule di scuola, le università e pure gli stadi, tutto questo è frutto del suo attendere. Un’attesa che, nella sua variante umana, non è breve. Non è possibile determinarne precisamente la durata e qualcuno dice sia condizionata dai cicli lunari. È fisicamente e psicologicamente coinvolgente e prevede che si accettino di buon grado piccole e grandi rinunce perché tappe di una vera e propria missione: dare vita a nuove generazioni.
In questo periodo di tempo indefinito quello che conta veramente, la cosa per cui vale la pena che lei si spenda è la buona riuscita della missione, a dispetto di molte altre sfumature che puntualmente fanno capolino dalla bocca di altri per disturbarne in qualche maniera il compimento. Conta poco che le accada negli – enti, negli – enta o negli – anta: l’attesa di cui parliamo è un dono per cui essere grati indipendentemente da ciò che documenti l’anagrafe; non è una malattia, non si contagia e con essa si può in tutti i casi convivere. Va bene se è naturale, ma non è diversa se è assistita o se proviene dal cuore e non direttamente dalla pancia. Non va a braccetto con licenziamento, demansionamento, mobbing e violazioni ma si sposa con supporto, tutela, solidarietà e incentivi.
Proprio di solidarietà ci parla la cronaca più recente: un hashtag – #senzagiridiboa – per dare un segnale, seppur virtuale e provocatorio, di dissenso verso gli imprenditori e le imprenditrici che perseverino nel fare discriminazioni ingiustificate; e la nuova sentenza sul doppio cognome. Benché l’iniziativa possa essere accolta con plauso, il rispetto verso l’attesa non si traduce in una banalizzazione, ma nella libertà di poterla scegliere, così come nella libertà di non affrontarla. Quanto agli incentivi…molto di più potrebbe essere fatto, ma anche in questo campo emergono novità recenti: l’assegno unico e universale (legge delega n. 46 del 2021) che viene attribuito, seppur in maniera significativamente differente a seconda della situazione finanziaria di partenza, a tutte le famiglie subito dopo il periodo di attesa.
Lei sono tutte le donne e l’attesa è quel meraviglioso e delicatissimo cammino che le renderà madri.

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