Stasera piove su Parigi, rue de Fleurus sembra cosparsa di glitter. Alcune coppie rallentano il passo attardandosi sotto gli ombrelli, chissà, forse per allontanare il momento in cui dovranno salutarsi. Da dietro la finestra il rumore della città arriva ovattato e la pendola in salotto regala un ritmo che sembra influenzare perfino il ticchettio della pioggia sui vetri e il canto allegro del fuoco nel camino, il risultato è un dolcissimo e ipnotico concerto. La stanza adesso è avvolta in una luce dorata e calda che a tratti illumina un’impressionante collezione di tele alle pareti, in particolar modo un ritratto, quello di Gertrude Stein, immortalata da Picasso, severa e arguta, ben diversa dall’espressione rilassata sul volto della donna che, sulla sua poltrona, ha ceduto all’oppiacea atmosfera e adesso dorme, abbandonando la testa sul petto e, in grembo, un manoscritto pieno di note a margine e sottolineature. Chissà quale romanzo sta prendendo vita passando al vaglio dell’eclettica mecenate, poetessa e scrittrice lei stessa, punto di riferimento per le avanguardie parigine. Questo salotto, ora avvolto da un’atmosfera di dolcezza assoluta, in realtà è crocevia di creatività: da Hemingway a Fitzgerald, da Braque a Picasso. Sostenuti, criticati e difesi da questa ricca signora americana adottata da Parigi. Lei, con il suo carattere difficile, alternativa e vivace. Facile immaginare le accese discussioni con quel mondo di pittori, dei quali, lungimirante, acquista le opere, dando vita ad una collezione che andrà ad arricchire le sale di più di un museo. Scrittori a caccia della storia perfetta, del personaggio indimenticabile, è con questa donna che sviscerano le idee. Il Novecento è appena iniziato, con le sue meraviglie e i suoi orrori e il salotto di Gertrude Stein si fa scrigno di fermento creativo «Questa era la Parigi dei bei tempi andati, quando eravamo molto poveri e molto felici» sono le parole di Hemingway, le più adatte a collocare nel tempo e nello spazio questa anticonformista signora che adesso dorme consapevole, ne sono certa, dell’immenso regalo fatto ai posteri.

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