Cala il sipario su una serata imbarazzante. I fischi hanno sovrastato gli applausi nonostante lo spettacolo non sia stato tale da meritare così tanto astio da parte del pubblico. La musica di Puccini, con la sua Bohème, è finita già da un po’ ma in sala c’è una gran confusione. Qualcuno, a sipario ormai chiuso, continua a inveire contro la cantante, altri contro coloro che l’hanno fischiata. Fazioni avverse che oltraggiano, con il loro vocìo scomposto, quello che dovrebbe essere un inviolabile tempio della musica, il Teatro Massimo di Palermo. Certamente non è stata la miglior Mimì mai ascoltata e nemmeno un soprano tra i più dotati del panorama musicale di quel Novecento appena iniziato, ma la cantante è piuttosto brava. Colpiscono in maniera particolare la sua bellezza e una presenza scenica coinvolgente e fuori dal comune. Allora perché portare in scena tutto questo teatrino di cattivo gusto? È presto detto, se mettete insieme una cantante definita la donna più bella del mondo, un uomo che se ne invaghisce nemmeno con troppa discrezione e la di lui consorte, se aggiungete che i personaggi della nostra storia sono i potenti coniugi palermitani Ignazio e Franca Florio mentre la cantante è la splendida Lina Cavalieri, avrete una storia scandalistica tale da infiammare la primavera palermitana con pettegolezzi succulenti. Quasi l’intero pubblico di questa serata è andato esso stesso in scena. Da una parte la claque fin troppo entusiasta, dall’altra la schiera, molto più numerosa e agguerrita, incaricata di fischiare fino a farsi seccare le labbra. Ingaggiata da Ignazio Florio la prima, e da sua moglie la seconda. Nel suo camerino la bella cantante si toglie il trucco dal viso paonazzo di rabbia e imbarazzo. Quel debutto palermitano, fortemente voluto dal suo amante, non si è rivelato affatto una bella mossa. Il romantico soggiorno siciliano, fatto di prove in uno splendido teatro, musica, regali costosi e passione per un uomo con una moglie del calibro di Franca Florio, bella, intelligente e amata dalla società anche oltre confini dell’isola, le sta costando caro. Lei, osannata dal vate e da lui definita Venere in terra non può competere con il simbolo stesso della belle époque. Lei che, venuta dal basso, è diventata la regina dei teatri in giro per il mondo, adesso vacilla. Così bella, disinibita, adorata dagli uomini, musa di artisti e poeti adesso, in quel camerino, ferita nell’orgoglio, torna la bambina che la mamma accompagnava a lezione di canto. Davanti allo specchio, spogliata degli abiti di scena, sola con il suo corpo nudo, è soltanto una piccola donna. Il leggero sentore aspro del sudore, misto al profumo forte e quasi nauseante del grande mazzo di fiori, riempiono il camerino. Sono ciò che le resta di questa serata da dimenticare. La rabbia e la vendetta di Franca Florio hanno coperto, come una pesante coltre nera, le note di Puccini, i virtuosismi dell’orchestra e la magia del teatro. Qualcuno bussa alla porta, invita la cantante a fare in fretta. Il teatro ormai è vuoto e la donna lo lascia, scomparendo nella notte palermitana. È arrivato il momento di uscire di scena e io Lina Cavalieri la immagino così, bellissima e sconfitta, un’ombra scura in quell’ultima notte siciliana.

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