Il mare lo abbiamo lasciato laggiù a fare da sfondo ad uno scenario che, avvolto da una nebbia leggera, sembra uscito dalle pagine di Tolkien. La motocicletta percorre i tornanti seguendone le curve ora morbide ora più strette via via che, salendo, ci si avvicina al borgo. Erice ci attende fiera e a un passo dal cielo, con un occhio al mare e uno alle nuvole che la sfiorano. In estate i turisti colorano le strade lastricate trovando quassù un piacevole refrigerio ma è con l’autunno inoltrato che la magia prende vita. Ci incamminiamo a piedi tra i vicoli, accompagnati dal suono dei nostri passi e dalle voci di pochi turisti venuti a godersi la pace del borgo. Odore di legna bruciata, un gattone tigrato che attraversa lentamente la piccola via infilandosi in un cortile e poi quel profumo, un misto di zucchero, mandorle e spezie. Ma certo! Nel nostro rilassato vagare con il naso all’insù, siamo arrivati proprio davanti al regno della signora delle mandorle, la regina incontrastata della pasticceria ericina: Maria Grammatico. Dalla vetrina fanno bella mostra i suoi piccoli gioielli di mandorla e zucchero, quelli al cioccolato e altre piccole delizie che ormai sono diventate famose varcando, oltre allo stretto, anche l’oceano. Ricette antiche “rubate” alle monache durante l’austero soggiorno in collegio negli anni cinquanta e creazioni nate dalla maestria e dall’amore per questa dolcissima arte. La bottega ha un sapore d’altri tempi e la fantasia non fatica a galoppare portandoci con la mente in un tempo nemmeno troppo lontano, in una terra affamata e ferita, in un dopoguerra faticoso, fino all’arrivo degli anni sessanta con una ragazza di paese, poco più che ventenne, che covava in sé la scintilla del successo. La storia racconta di tre chili di mandorle, unico tesoro disponibile, con il quale tirare fuori dal cilindro qualcosa di speciale, di unico, qualcosa che avrebbe portato per sempre la sua firma. Tre chili di mandorle e una piccola bottega per presentare al mondo la propria passione. Tre chili di mandorle con cui mettersi in gioco. Usciamo dal regno della signora Grammatico con il nostro piccolo tesoro. Impossibile resistere e una volta in strada apro il pacchetto, scelgo con cura un pasticcino che mi si scioglie in bocca, la mandorla sprigiona tutto il suo sapore e il suo profumo, figlia di quei lontani e magici tre chili che sessant’anni fa furono l’inizio di tutto. In sella alla nostra motocicletta lasciamo Erice, le sue nebbie leggere e la sua signora delle dolcezze alla quale auguriamo ancora tanti e tanti anni di magie.

Foto in copertina di Barbara Giuliano

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