Vagando pigramente tra i social, mi imbatto nel solito post polemico generato da una frase, forse infelice ma da contestualizzare, di uno dei tanti personaggi pubblici che razzolano tra web e tv. Scorro foto di vip, politici e intellettuali che sgomitano e tra tutta questa varia umanità il mio cervello decide di andarsene per conto proprio, tirando fuori da un cassettino della memoria un visino in color seppia, capelli raccolti, occhioni grandi da bimba e un sorriso in procinto di sbocciare. La giovane del ritratto di fine ‘800 sembra una mite signorina pronta ad andare a rimpolpare le fila delle ragazze da marito. Una volta fuori dal cassetto della memoria però, quegli occhi grandi prendono vita e adesso diventa difficile farli tacere: «Ho girato il mondo, come e meglio di un uomo, sono stata corrispondente di guerra, mi sono fatta passare per pazza pur di farmi ricoverare in un ospedale psichiatrico e mi sono fatta anche arrestare per toccare con mano gli abusi in manicomio e in carcere. Abusi che ho raccontato, affinché se ne parlasse e si agisse, ottenendo interventi significativi, e adesso? Dopo quasi 150 anni vi trovo a litigare se sia più corretto definire una donna Presidente o Presidenta, come se questo facesse differenza. Vi guardo e mi sembrate in lotta per difendere una specie in via di estinzione!» Vorrei rispondere a quegli occhi che il fulcro del discorso non sta nella lettera finale ma nel principio che si cerca di… poi no, poi mi lascio rapire da quello sguardo, perché è quello di Nellie Bly, al secolo Elizabeth Jane Cochran, lei è coraggio puro, lei è quella piccola donna che girava il mondo da inviata del New York World in un’epoca in cui al massimo potevi aspirare a diventare una brava maestra non certamente una giornalista sotto copertura. La guardo e so cosa direbbe adesso, si chiederebbe se sia fruttuoso combattere le battaglie a colpi di post più o meno al vetriolo, lei che ci metteva la faccia, quel musetto d’altri tempi, involucro delizioso di dinamite pura, però a pensarci bene, antesignana delle risposte a tono ad un post inadeguato lo è stata anche lei «Ovvio! Cosa avrei dovuto fare? Quel bellimbusto pieno di boria sentenziava, in un articolo sul Pittsburgh Dispach, circa l’istruzione delle donne. Fosse stato per lui immagino che avremmo dovuto usare i libri solo per spolverali! Così gli ho risposto» e quella risposta fu l’inizio di tutto, del suo pseudonimo, del suo futuro nel giornalismo. Da qualche parte si deve pur cominciare no? Tenacia e follia sapientemente miscelate, coraggio, autostima e quel necessario pizzico di faccia tosta, questi sono gli ingredienti per costruire il proprio personalissimo successo, non è necessario diventare tutti delle Nellie Bly, non tutti lasceremo la nostra impronta nella storia ma di sicuro costruiremo la nostra storia, getteremo il nostro semino per riuscire a dire, sempre più spesso, ce l’ho fatta! Grazie Nellie.

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