Accendo il pc piena di buone intenzioni, apro il mio bel foglio word, scelgo il carattere da usare e…il nulla. Il cursore lampeggia ricordandomi il tamburellare sulla cattedra delle dita nervose di certi professori, spazientiti, nella vana attesa di una risposta che l’allievo non riesce proprio a dare. Eppure sono sempre piena di idee, di ispirazione, è sufficiente una passeggiata, un volto, una crepa in un muro, una voce diversa dal solito e la mente comincia a srotolare pensieri che diventano parole, poi frasi e alla fine storie, evocative, “visive”, sì perché è questo il mio scopo “far vedere con le parole”. Oggi l’unica cosa che vedo è il bianco accecante del foglio vuoto. L’ispirazione sembra essersi dissolta nel nulla, confinata in qualche angolo del mio cervello, in quarantena anche lei come me, come tutti, come il mondo intero, perché la natura ad un certo punto ha deciso, forse giustamente, che noi umani eravamo diventati come certi parenti, di quelli che se ti azzardi a dire “fate come se foste a casa vostra” ti ritrovi la serratura cambiata. Ecco, il pianeta la serratura questa volta non se l’è voluta far cambiare e ci ha sbattuti fuori, anzi, dentro, costringendoci a fare i conti con noi stessi. Insidioso guardarsi dentro, ti ritrovi a guardare in faccia quello che la frenesia del quotidiano nasconde sotto il tappeto della mente. Il cursore continua a lampeggiare sullo schermo immacolato, le parole non vogliono saperne di materializzarsi sulla pagina vuota. Siamo così influenzati dagli stimoli esterni da compromettere l’ispirazione davanti a questo tempo sospeso? davvero non abbiamo niente da dire quando perdiamo la nostra zona di confort? siamo veramente così fragili? eccome se lo siamo! ci sentiamo invincibili ma crolliamo insieme alle nostre certezze appena queste vengono meno. Tutti quei piccoli rituali quotidiani, dal cappuccino al bar fino a quel collega d’ufficio con cui non hai mai scambiato più di venti parole in una giornata, sembrano diventati indispensabili. Quelle briciole di quotidianità hanno lasciato il posto ad un’altra quotidianità, quella che dilata il tempo. Possibile che non ci si senta poi così tanto a nostro agio tra le confortevoli mura domestiche dove non vedevamo l’ora di tornare durante le frenetiche giornate di lavoro?  Guardare quel cursore che lampeggia inizia a darmi sui nervi, la sua intermittenza mi mette solo ansia, così decido di lasciar perdere per un po’. L’aria serale ormai è gradevolmente tiepida, si sta bene. Il silenzio, il buio, sono un balsamo per lo spirito. Mi siedo sul balcone e chiudo istintivamente gli occhi. Il vento fa danzare fino a me un profumo di zagara che si diverte a saltellare sotto il mio naso. La zagara…quanti ricordi legati a questo profumo. La mente inizia a viaggiare a ritroso, immagini si susseguono veloci, momenti, sensazioni. L’ispirazione era lì, accovacciata in un angolino, sopraffatta da queste giornate di stasi. Torno in casa, davanti al pc, quel foglio bianco è un mare da navigare e il cursore lampeggiante un allegro compagno di viaggio. Si parte!