Oggi è particolarmente delicato e sensibile il tema della salute, soprattutto in questi tempi di grandi stravolgimenti e cambiamenti planetari. Facciamo chiarezza sul tema partendo dalla definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la salute “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità”, valorizzando lo sviluppo dell’educazione sanitaria. In Italia il concetto di salute viene riconosciuto e tutelato sotto molteplici norme, prima fra tutte dall’art. 32 della Costituzione che considera la salute un “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, con l’obiettivo dunque di tutelare il bene salute nell’interesse del singolo e nell’interesse della collettività. Così ancora agli articoli 2 e 3 della costituzione come diritto inviolabile ed irrinunciabile a tutela anche dello sviluppo della persona umana e all’art. 13 cost. che salvaguardia la libertà personale. Dunque la tutela dell’identità umana è un complesso di parti quali stato fisico, condizioni psicologiche, vita reale e relazioni. Si prospetta così, un modello di salute “dinamico”! Un progetto di vita individuale e sociale, dell’uomo in cui corpo e mente diventano identità narrativa di sé. Ne consegue il diritto alla libertà di scelta terapeutica e al rifiuto delle terapie. In questo modo il medico non può intervenire senza il consenso o malgrado il dissenso del paziente, salvo i casi tassativi ed eccezionali prescritti dalla legge. La Legge n. 219/2017 recanti “norme in materia di consenso informato e disposizioni di trattamento” riconosce il diritto di essere informato in modo chiaro, completo e comprensibile sulla diagnosi. Prognosi, benefici e rischi degli accertamenti sanitari, nonché delle alternative e/o conseguenze dell’eventuale rifiuto al trattamento sanitario. Proprio in quest’ambito emerge lo spinoso tema del fine vita! Viene attribuita libertà di autodeterminazione in campo sanitario ad ogni persona capace di agire, riconoscendole il diritto di rifiutare, in tutto o in parte, le cure. Ma anche nei confronti di coloro che si trovano in uno stato di incapacità di intendere e di volere; in questo caso la libertà di autodeterminarsi può essere esercitata anche in un momento precedente all’insorgenza della malattia attraverso le disposizioni anticipate di trattamento (DAT). Sul tema la legislazione italiana è ancora carente e solleva questioni etiche di non facile risoluzione. Se ci chiedessero se la vita è un diritto? Non avremmo obiezioni se non nel fatto di sottolineare come la tutela del diritto alla vita prescinde dal riconoscimento di un atto normativo. Ma esiste un diritto alla morte? Il valore della dignità umana e l’autodeterminazione di sé possono essere reinterpretati come scelte per legittimare l’abbandono della propria vita? Non vogliamo essere presuntuosi nel dare una risposta ma semplicemente suscitare una riflessione posata, intima e personale.

 “Ci si sente liberi nella misura in cui l’immaginazione non supera i desideri reali e nessuno dei due oltrepassa la capacità di agire” Z. Bauman .

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