In momenti di difficoltà o di dubbio si trova spesso conforto nel tenere con sé talismani cui un’accezione comune ha dato un significato scaramantico o cui noi stressi, rifacendoci a proprie esperienze di vita o al potere evocativo che tali oggetti racchiudono in sé, attribuiamo il valore di portafortuna. Qualsiasi sia il modo in cui vengano usati: tenuti in mano, portati al collo, appesi ad una parete o gelosamente custoditi in un cassetto, si ritiene che possano fornire aiuto di fronte ad un eventuale sorte avversa.

Oggetti, provenienti spesso da buona parte del mondo, che avendo viaggiato nello spazio e nel tempo sono divenuti simboli universali, sebbene talvolta distanti dal valore originario attribuito dalla cultura di provenienza. Nel ventaglio cosmopolita degli amuleti, fra trifogli irlandesi, corni partenopei, gatti giapponesi e manine di Fatima, ci s’imbatte in un artigianato variopinto e ricco, non solo di colori, ma di conoscenza e fascino.

Nel nord dello Yucatan, nella città di Merida; lontani dal centro storico, dove i turisti acquistano tappeti e cioccolata; appena al di fuori dalla zona del mercato, là dove si pratica la lavorazione della pelle e fra le concerie l’odore si fa acre e pungente, qualche bottega vende alcuni fra gli amuleti più bizzarri in cui ci si possa imbattere: i Maquech. Scarafaggi vivi, ricoperti di pagliuzze dorate, pietre preziose e lustrini colorati, cui viene legata una spilla o una catenina. Bijoux viventi, cucarachas decorate come gioielli per essere portati su abiti e camicie, la cui creazione s’inspira ad un’antica legenda. Il mito narra di una ragazza cui fu negato il consenso di sposare l’uomo amato, ma che riuscì a non staccarsi dal suo petto essendosi fatta trasformare, per intercessione di uno stregone, in uno scarafaggio. Traendo ispirazione dalla leggenda gli scarafaggi, in questa zona dello Yucatan, divennero presto pegni d’amore; oggi, trasformati in preziosi accessori che rappresentano l’antitesi fra effimero ed eterno, hanno assunto un valore scaramantico. Auspicando che l’amore possa essere indelebile, come le pietre preziose, e consapevoli che possa essere transitorio, come la vita dell’insetto; il Maquech, una volta ricevuto in dono ed indossato, dovrà restare fermo per confermare l’amore della coppia, viceversa muovendosi cambierà il destino degl’innamorati. Le coppie si affideranno quindi alla sorte, nella speranza che sia il fato a decidere per loro, diventando superstiziosi, come spesso accade a molti, di fronte all’incertezza delle proprie scelte. Alla ricerca di una “risposta” preghiere pagane e riti precolombiani, smorfia napoletana e numerologia cinese, hanno accompagnato credo e popoli lontani. Simboli culturali, gesti scaramantici, mantra o rituali propiziatori che, attingendo alla fede o alla tradizione, esprimono l’unicità del luogo cui appartengono e l’universalità della natura umana; presenti in ogni angolo del mondo ed in ogni momento storico dimostrano quanto il concetto di fortuna e superstizione sia trasversale nel tempo e nello spazio, e quanto la voglia di sfuggire all’imponderabile, influenzando la direzione del fato, sia elemento caratteristico dell’indole umana.

Gesto scaramantico che auspica buona fortuna
Il numero 11, ripetuto due volte, rappresenta il richiamo degli angeli o un canale di comunicazione con l’universo
Maquech – amuleto scaramantico centroamericano
Ganesh Il Signore del buon auspicio, divinità induista
Rappresentazione benaugurale – in Messico le calaveras simboleggiano protezione ed intimidazione contro i propri nemici
Manufatto costaricense, secondo molte culture il geco rappresenta un porta fortuna

Foto di Paola Arcidiacono

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