Passeggiare nel bosco, in inverno, ha una magia tutta sua. La natura dorme sotto i cumuli di foglie secche che, scricchiolando al mio passaggio, profumano l’aria. Una leggera nebbia rivela i rami spogli, sono belli mentre ricamano il cielo con le loro dita nodose. Uno di questi alberi, grigio e imponente, ricorda una figura umana con le braccia tese verso l’alto. “Gandalf potrebbe essere ritratto così, non è vero?” la figura accanto a me sorride indicando il grande albero e poggiando fraternamente il palmo della mano sul tronco rugoso, esattamente come si farebbe incontrando un vecchio amico. Poi l’uomo si volta e prosegue il cammino, lentamente, mormorando, tra sé e sé, sovrappensiero, frasi a me incomprensibili. A volte si china come a cercare qualcosa tra le radici, sorride mentre prende appunti su un quaderno che porta sotto il braccio. Lo seguo fino a raggiungerlo, camminiamo fianco a fianco e quando si ferma per scrivere posso sbirciare, come una bimba, tra quelle pagine. Non sembra infastidito e sorridendo mi lascia osservare quegli intrecci vergati a matita. Riconosco in questi le rune elfiche, scoperte da ragazza tra le righe di un libro un po’ magico, che parla di elfi, nani, terre di mezzo e anelli del potere. Non ho dubbi, sto passeggiando a fianco del “Signore degli anelli” per eccellenza, o meglio, del suo creatore. Il bosco adesso è la mia personalissima terra di mezzo e la sto attraversando insieme all’uomo che ne ha inventato la lingua, con i suoi suoni e i caratteri alfabetici, ma anche conformazione geografica e confini. Quel distinto signore altri non è che J.R.R. Tolkien e porta dentro di sé un intero universo parallelo. Ispirato da quei giochi alfabetici infantili, nel corso dei quali abbiamo tutti goffamente inventato linguaggi, il professor Tolkien ha costruito una lingua complessa fatta anche di variazioni da luogo a luogo. Ha giocato con il linguaggio e gli ha dato corpo. La lingua e le sue lettere, la sua sintassi, il personalissimo suono che a volte ricorda il latino, sembrano portare i personaggi dello scrittore fuori dalle pagine dei libri, perché appare impossibile che tutto questo sia solo il frutto di una brillante fantasia. Rapita dai miei pensieri non mi sono accorta che il mio compagno di viaggio è sparito avvolto dalla nebbia sottile. Restano le foglie secche a suonare sotto le mie suole e l’albero “Gandalf” ad indicarmi la strada per tornare a casa, fiduciosa come Bilbo Baggins di tolkeniana memoria.

Foto di copertina di Barbara Giuliano

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