C’è stato un tempo in cui pochi eletti potevano venire in possesso di bellezze e…stranezze. Nobili e studiosi stupivano i propri ospiti aprendo a pochi fortunati le loro “stanze delle meraviglie”. Voglia di divulgazione o desiderio di stupire dando evidenza di uno status privilegiato? L’una e l’altra cosa. Dal medioevo in poi, regnanti, nobili e scienziati custodivano collezioni di meraviglie frutto del genio umano e della fantasia della natura. Che si trattasse di dare priorità a manufatti rari e preziosi o alle bizzarrie di madre natura, era solo una scelta del padrone di casa. Studiosi e scienziati privilegiavano certamente le originalità offerte dalla natura, mentre nobili e membri delle case reali offrivano agli ospiti soprattutto rarità artistiche e ricercate, non disdegnando certamente qualche pezzo “naturale” che lasciasse a bocca aperta i visitatori. Molti anni dopo sono state proprio quelle collezioni, ereditate dai familiari, a dar vita ai primi musei. Ma saliamo insieme nella macchina del tempo e accodiamoci a quel gruppetto di signori che sta attraversando il corridoio di una splendida residenza nobiliare. Chiacchiere, risa, uno di loro sta palesemente flirtando con una giovane dama che, nascosta dietro il ventaglio, non disdegna quell’approccio. Ticchettio di scarpette, fruscio di vesti preziose, scintillio di gioielli alla luce di allegre candele. La porta si apre, il padrone di casa lascia il passo ai suoi ospiti, consapevole dello spettacolo che si offrirà ai loro occhi. È uno studio pieno di teche, scaffali, librerie e quadri alle pareti. Cosa c’è dentro quella teca? Barattoli di vetro con dentro…cosa? Non sarà davvero un feto umano? Dal soffitto pende lo scheletro di un animale esotico. Dentro quella vetrina un gioiello, così particolare, perle deformi, inusuali per le signore, rami di corallo così grandi da sfiorare i visi delle dame che si ritraggono stupite. Monete rare, reperti archeologici e manufatti originali. Libri antichi e unici. A guardarsi intorno gira la testa. Il padrone di casa non si risparmia in descrizioni. È così orgoglioso della sua “wunderkammer”, ci lavora da decenni, che si lascia prendere la mano esagerando un po’. Gli ospiti sono estasiati, l’audace cavaliere di poco fa ne approfitta per descrivere una rarissima moneta alla sua dama mentre il ritmo del ventaglio di lei aumenta, non sappiamo se per la storia in sé o per le emozioni che quel giovane le suscita. Sono nel bel mezzo delle origini di un museo e, tornando al presente, sarà difficile visitarne uno senza pensare a come tutto abbia avuto inizio.

Foto di copertina di Valentina Giuffrida

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