Genere e identità di genere. Partiamo da questi due concetti per tracciare il cammino verso una meta: la nuova affermazione di sé stessi. Dal momento della nostra nascita siamo assegnati a un genere (maschile o femminile) e ne condividiamo le caratteristiche biologiche; l’identità di genere implica invece la nostra percezione, il senso di appartenenza, il riconoscersi nel corpo che convive con la nostra anima. Non sempre quella corpo/anima è una convivenza pacifica e questo contrasto può creare un profondo disagio a livello introspettivo.  Dal confronto con sé stessi viene infatti la misura della sofferenza, mista a un intimo desiderio di essere “altro”. Il disagio si trasforma in forza di volontà e il desiderio si evolve in intenzione quando si lanciano segnali a chi sta intorno: alla famiglia prima, agli esperti poi. La reazione può essere di sgomento, che nella migliore delle ipotesi il tempo tramuta in accettazione. La terapia psicologica, da richiedere privatamente ma anche attraverso il SSN, è utile sin da subito: certifica la diagnosi di disforia di genere, fornisce supporto competente, autorizza di fatto il via alla transizione corporea. Durante la terapia ormonale, infatti, sotto stretto controllo medico specializzato si assumono farmaci allo scopo di modificare i caratteri sessuali terzi. N., giovane siciliano che ha recentemente concluso il suo iter FtM (female to male/da donna a uomo), ha definito il suo corpo precedente come un “bicchiere che conteneva la mente” e il dissidio di corpo e anima come “due amanti che non vanno più d’accordo, ma che devono coabitare nello stesso appartamento”. Ci si rivolge successivamente al tribunale per due motivi: la rettificazione del nome e del genere anagrafico, in maniera tale che i propri documenti contengano i nuovi dati ed, eventualmente, l’autorizzazione all’intervento chirurgico di riattribuzione di sesso presso uno dei centri autorizzati (la Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica ne ha stilato un elenco sul proprio sito web). La richiesta dei nuovi documenti può essere fatta anche nel caso in cui si decida di non ultimare la transizione a livello chirurgico.

 La disforia di genere è stata trattata per la prima volta dalla legge 164 del 1982, ma il più recente art. 31 del Decreto legislativo 150/2011 ne ha chiarito alcuni aspetti. La transessualità non è una scelta: si verifica e va affrontata pur nella sua enorme complessità. È come compiere un passo che fino a quel momento è apparso più lungo della propria gamba. Dal percorso che è stato appena descritto si guadagna la fine della propria dualità, il successo di una vita in buona parte risolta e la leggerezza, come spiega N., “di liberarsi di un involucro che non ci appartiene”.

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