Era il 1975, quando diretto da Steven Spielberg , uscì nelle sale cinematografiche il film “Lo squalo”, divenne subito un capolavoro di fama mondiale ed un classico della suspense di pericolo imminente, grazie alla sua colonna sonora. Seguirono altri film della stessa serie, molti registi presero spunto per la realizzazione di nuove pellicole che avessero come protagonisti i grandi predatori del mare. Peccato che siano stati sempre demonizzati, generando e montando paure esasperate con leggende non reali nei loro confronti. Le loro caratteristiche fisiche, denti aguzzi, occhi inespressivi, caudale eterocerca ed il loro rapido movimento natatorio hanno da sempre suscitato  nell’uomo sentimenti di paura e stravaganti fantasie. Sono animali antichissimi, alcune specie erano presenti sulla terra prima dei dinosauri e sopravvivono immutati da più di 350 milioni di anni, a dimostrazione che il loro corpo è una macchina realizzata per resistere ai più svariati cambiamenti climatici. Il loro scheletro cartilagineo li rende più leggeri e meno rigidi rispetto a quello osseo, favorendo movimento e galleggiamento. Presentano scaglie costituite da dentina formate da un dentello orientato verso la coda, infatti, se strofinassimo la pelle di uno squalo, come per volerlo accarezzare, a partire dalla coda in direzione della testa, percepiremmo subito la sua ruvidità. Dalla loro pelle, essiccata al sole, veniva ricavato lo zigrino usato come abrasivo per levigare. I loro denti, forse la parte più conosciuta ed affascinante di questi animali, sono disposti in più file, di cui solo la prima è funzionale,  le altre sono di riserva pronte per la sostituzione nel momento opportuno. Hanno una crescita caratteristica, infatti quando uno cade viene sostituito da un altro più efficiente ed affilato. I denti in realtà svolgono funzione di tagliare e strappare perché di solito gli squali ingoiano il cibo intero. Spesso si ha un’immagine distorta dei loro comportamenti, considerati come dei predatori assassini, alla continua ricerca di cibo, capaci di nutrirsi di qualsiasi cosa si presenti loro davanti, senza fare nessuna distinzione. In realtà ogni specie presenta denti diversi adattati alla loro alimentazione e alle loro prede. Quest’ultime spaziano da organismi molto grandi come foche, tartarughe, pesci, cefalopodi a più piccole, come per lo squalo elefante, che si nutre di plancton e dall’aspetto sdentato ma che in realtà possiede numerosi denti lunghi e piccoli. Grazie al loro sviluppatissimo olfatto possono essere attratti da alcune circostanze, come la presenza di sangue ed altri liquidi corporei sparsi in acqua. Riescono a percepire una preda che sanguina da chilometri di distanza e arrivare ad essa seguendo la concentrazione olfattiva, ma non è detto che poi sferrino l’attacco, dipende da quale preda si troveranno davanti. Questi grandi predatori, che si trovano ai vertici della catena alimentare, sono fondamentali per gli equilibri dell’ambiente marino. Rappresentano una grande ricchezza per tutti gli oceani incrementando fortemente la biodiversità marina. Oggi sono inclusi nella “Lista rossa delle specie minacciate di estinzione” e per questo tutelati nei mari di tutto il mondo da numerose convenzioni. Ogni anno vengono uccisi circa 10-20 milioni di esemplari da cui si ricavano cuoio, fegato per l’olio e le pinne che hanno un grande valore nei mercati asiatici, dove costituiscono l’ingrediente principale di una zuppa. Anche lo “shark finning”, pratica dello spinnamento, è una delle cause della diminuzione del loro numero di specie negli oceani. Solo una maggiore consapevolezza, della nostra presenza e delle conseguenze delle nostre azioni, sul mondo marino e sui suoi abitanti, può aiutare a sfatare antiche paure e portare ad una convivenza più sostenibile con questi giganti del mare.

Foto di Alessia Condorelli

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