Fin da bambini, il mare suscita in noi sentimenti e desideri contrastanti. Se da una parte veniamo attratti dalla sua maestosità, dal suo mistero e dalla curiosità per le sue creature, dall’altra nasce proprio da giovanissimi la paura verso quel mondo ignoto e così profondo. Crescendo, molti adulti superano limiti e tabù, fino a trasformare le loro paure in un grande amore che diventa parte integrante della loro vita senza poterne più a farne almeno. Alcune persone infatti sono ossessionate da una conseguenza del vivere il mare, il potersi abbronzare. Tutto ciò può diventare una vera dipendenza, la Tanoressia, ovvero una reale mania senza regole, protezioni, orari e limiti di tempo, dalla esposizione al sole. Il nome nasce dalla parola inglese “tanning” abbronzatura e anoressia, rievocando la patologia connessa ai disturbi alimentari. Anche in questo caso si crea una dipendenza psicologica, ma legata al sole e non al cibo, che porta ad una errata percezione del proprio corpo. Se nell’anoressia ci si vede sempre non abbastanza magri, le persone tanoressiche si vedono non sufficientemente abbronzate. Il risultato del nostro fisico abbronzato si riflette su come ci mostreremo in società, rendendoci più sicuri e attraenti. Questo disagio psicologico, di bassa autostima, può però portare a conseguenze negative sulla salute del nostro corpo come eritemi, ustioni, melanomi, rughe ed un invecchiamento precoce della pelle. Per alcuni, al contrario, il mare rappresenta un grande limite da evitare e una grande angoscia per quella sconfinata massa blu. La Thalassofobia, dal greco thalassa mare e phobos paura, è proprio la paura ossessiva ed incontrollata del mare, ovvero di fare i bagni o semplicemente di navigare. In psicologia è un simbolo dell’inconscio e di qualcosa di ignoto o oscuro. Non è raro incontrare nuotatori, sia a livello amatoriale che agonistico, che percorrono chilometri e chilometri  nelle acque calme e limpide delle piscine ma, se proponi loro di replicare in mare, esistano o rifiutano. La paura dello sterminato blu e il non avere nessun riferimento che indichi la strada da seguire può risultare più forte di qualsiasi sfida. La Thalassofobia riguarda specificamente la paura dell’acqua profonda, e il senso di angoscia potrebbe essere non limitato al nuotare o immergersi nel blu, ma estendersi anche alla semplice azione di salire su una imbarcazione. Infatti, il disagio e l’ansia possono scaturire anche dalla sola vicinanza e vista del mare. Le cause per cui nasce e si sviluppa questa paura in ciascuno sono di diversa natura. Può essere stato un trauma come il rischio di annegare, di un naufragio o aver avuto esperienze, anche non dirette, di persone in pericolo a causa del mare. Tutto ciò, sicuramente, può contribuire a sviluppare un disturbo ansioso nei riguardi del mare. Altre volte, possono essere modelli o comportamenti genitoriali molto apprensivi, che trasmettono ai figli paure e angosce ingiustificate e sproporzionate. Per affrontare e far pace con questo nuovo mondo, spesso totalmente sconosciuto, un primo passo potrebbe essere proprio quello della sua conoscenza. Molto spesso le nostre paure sono legate all’ignoranza, ma scoprendo quanto di unico e utile, anche per la nostra sopravvivenza, il pianeta blu ci può offrire, riusciremo a guardarlo con occhi diversi e farlo diventare parte della nostra vita.

Foto di Alessia Condorelli

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