Quante volte, fin da bambini, abbiamo avuto il piacere e l’emozione di raccogliere o pescare qualche abitante del mare da poter gustare direttamente sul posto o comodamente in casa. In entrambi i casi avremmo sicuramente goduto di quell’attimo di gloria per essere stati così bravi nell’ impresa di aver vinto la nostra battaglia con la natura. Nella sua infinita ricchezza il mare non ci offre soltanto i pesci, ma anche tanti invertebrati che diventano prelibati piatti per le nostre tavole. Tra questi troviamo i ricci di mare che, per i golosi ed intenditori di questi organismi, quando vengono pescati sono sempre accompagnata dalla frase: “questi si mangiano perché sono le femmine e questi no perché sono i maschi”. Niente di più sbagliato perché in realtà si tratta semplicemente di due specie diverse di ricci, Arbacia lixula e Paracentrotus lividus. Il riccio, infatti, è una specie gonocorica cioè a sessi separati e priva di dimorfismo sessuale quindi, maschi e femmine esternamente presentano lo stesso aspetto e non si possono distinguere. L’ unico modo per riuscire a farlo è quello di vedere se dalle sue gonadi viene prodotto un liquido biancastro, gli spermatozoi del maschio o uno di colore arancio-rossastro, le uova delle femmine. La parte del riccio che noi mangiamo, pensando da sempre che siano le uova, in realtà non è altro che tutto il suo apparato riproduttivo cioè le gonadi delle quali non sappiamo se maschili o femminili. Il loro corpo è formato da un dermascheletro rigido costituito da diverse piastre calcaree saldate fra loro e provvisto di aculei più o meno vistosi a seconda delle specie. I ricci presentano una forma globosa ed il corpo è suddiviso in cinque settori, disposti attorno ad un disco centrale, con la bocca rivolta verso il substrato a costituire l’emisfero orale e la regione anale rivolta verso l’alto a formare l’emisfero aborale.
Arbacia lixula, presenta numerosi aculei lunghi e fitti, può raggiungere dimensioni fino a 6 cm di diametro, vive su substrati duri e soleggiati dalle basse profondità fino ai 40 metri di profondità. È una specie erbivora che si nutre raschiando le alghe incrostanti sulla roccia. Il suo dermascheletro privo degli aculei può avere una colorazione rosa-grigio e le sue gonadi sono di colore bianco grigiastro. Si presenta di colore nero e viene chiamato volgarmente “riccio maschio”, quindi è quello non buono da mangiare.
Paracentrotus lividus, ha aculei robusti ma non numerosi e non fitti, le sue dimensioni arrivano a circa 7-8 cm di diametro, comunemente si trova a basse profondità sulla roccia, su fondali sabbiosi e sulle praterie di piante marine. Si nutre di alghe molli e arborescenti. Non ama molto le zone molto illuminate e spesso si ripara in anfratti e buche, a volte per mimetizzarsi si ricopre di conchiglie, sassi e alghe. Il dermascheletro denudato è di colore verde o violetto scuro come i suoi aculei, erroneamente viene chiamato “riccio femmine”, ed è edule grazie alle sue prelibate e grandi gonadi di colore arancio-rossastro.

Paracentrotus lividus e Arbacia lixula
Paracentrotus lividus
Arbacia lixula
Esoscheletri di Arbacia lixula e Paracentrotus lividus
Esoscheletri di Paracentrotus lividus
Esoscheletri di Arbacia lixula

Foto di Alessia Condorelli.


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