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di Eugenio Patanè
Attore, autore e regista. Si occupa di attività laboratoriali e didattica teatrale nelle scuole e presso alcune Comunità Terapeutiche Assistite, a indirizzo psichiatrico. Da anni è impegnato nell’ambito della ricerca e della formazione teatrale in Sicilia.


Quand’ero bambino, ho avuto anche io paura del buio. Mi addormentavo sull’armoniosa voce di mia madre mentre raccontava con solerzia, malgrado la stanchezza, la favola o la storia che volevo da lei raccontate, con la abat-jour naturalmente accesa. Poi, dopo diversi anni, mi ritrovai sotto un enorme cielo notturno gremito di stelle lontane. All’improvviso, qualcuna, la si vedeva staccarsi come un bottone, per tuffarsi nel buio. Avrei imparato a chiamarle stelle cadenti e ad affidare loro i miei desideri, le mie paure e i miei sogni. La paura del buio col tempo si dissolse, i desideri invece crebbero e altrettanto fecero i sogni. Tra questi: quello di scrivere componimenti in versi e la possibilità un giorno di recitare in abiti d’epoca, per un film ambientato nell’Ottocento. La fortuna o forse il destino, ha voluto donarmeli entrambi. Dopo aver pubblicato la mia prima raccolta poetica nel 2019, ero già grato, ma continuavo a pensare alle parole di Modigliani “…il tuo dovere reale è di salvare i tuoi sogni.” Pochi mesi dopo partecipai a un provino, lo vinsi, ma dovetti attendere la fine dell’emergenza epidemiologica. Un giorno, finalmente, il sogno è diventato realtà. E mi sono ritrovato su un set cinematografico ovvero lo spazio nel quale si effettuano le riprese del film, ma anche il luogo emblematico di un’illusione, per antonomasia. Ero incredulo, ma felice. I giorni di riprese hanno significato: sacrificio, tante ore di lavoro, stanchezza, ma anche gioia, confronto, divertimento, gentilezza, condivisione, amicizia. Per me è stata una festa, seppur si sia lavorato in modo serrato. Ho ritrovato amici e conosciuto nuove persone, ma più di ogni altra cosa ho preso tra le mani quel sogno vagheggiato da tempo e l’ho tenuto stretto, come un atteso, gradito, e finalmente giunto regalo. Durante le riprese de “L’intuizione di Kupin”, sarà questo il titolo del film scritto e diretto da Massimiliano Russo che sarà proiettato nelle sale entro la fine dell’anno e distribuito nelle piattaforme streaming, si è pure festeggiato il compleanno di un operatore di macchina, con tanto di torta, candelina e prosecco. In definitiva il set è diventato (ma credo che in genere lo diventi sempre) una microsocietà di caratteri diversi con varie personalità, delimitata però da confini spaziotemporali. Le tante luci e ombre cercate o realizzate ad hoc sul set non sono poi così dissimili da quelle dell’umanità che lo frequenta o si trova ad attraversarlo o ad abitarlo per un po’. E così quelle luci e quelle ombre che mutuano dagli attori grazie (anche) ai truccatori e ai costumisti, agli scenografi e agli acconciatori, diverranno poi fondamentali sul grande schermo. Lì, il cinema, sarà forse come lo intendeva Morando Morandini. Sarà come il sogno e potrà allora “risvegliare” il nostro inconscio. Ci indurrà identificazioni segrete, farà da valvola di sfogo a desideri repressi o a tensioni latenti. Ci trasformerà. Ma più di ogni altra cosa, ci aiuterà ancora una volta ad emozionarci, a vivere meglio. E ci esorterà infine a non dimenticare di salvare i nostri sogni. Sempre!

Foto di Eugenio Patanè

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