Sempre più spesso al giorno d’oggi si sente parlare di cambiamenti climatici e di sovrasfruttamento delle risorse del nostro Pianeta. Ogni anno, l’associazione  Global Footprint Network (GFN) quantifica l’impronta ecologica e la biocapacità, ovvero i consumi della popolazione e la capacità di rigenerazione degli ecosistemi grazie alla fotosintesi. Per ogni Paese si calcola una data, l’Earth Overshoot Day, che corrisponde al giorno dell’anno in cui l’impatto degli esseri umani sulla Terra smette di essere sostenibile per quell’anno. Da quel momento il pianeta avrà esaurito le risorse naturali a disposizione e inizierà a sfruttare quelle dell’anno successivo. Ultimamente questa data è stata anticipata rispetto agli anni precedenti confermando una situazione sempre meno vantaggiosa. Per l’Italia quest’anno l’Earth Overshoot Day è previsto il 15 Maggio, giorno in cui avrà esaurito le sue scorte e sarà in debito con la Terra con carenze alimentari come verdura, frutta, pesce, carne, acqua ed energetiche quali legno e combustibile. Questo sovrasfruttamento provoca una sofferenza del Pianeta con conseguenti cambiamenti climatici da cui scaturiscono catastrofi naturali sempre più frequenti in ogni parte del mondo. Basti pensare che per mantenere il nostro tenore di vita avremmo bisogno di  1,75 Terre ma ne abbiamo solo una da preservare e non solo sfruttare. Tutti gli organismi viventi, attraverso piccoli gesti quotidiani, possono dare il loro contributo alla lotta ai cambiamenti climatici e farne una vera missione per rendere più vivibile il nostro Pianeta. L’oceano in questo è un nostro grande complice, infatti assorbe il 93% del calore in eccesso trattenuto dai gas serra e preleva miliardi di tonnellate di CO2 dall’atmosfera. Anche tra i delicati equilibri che regolano l’ambiente marino ci sono animali che aiutano a preservare il nostro Mondo, motivo in più per proteggerli e rispettarli. Le balene, fondamentali per la loro bellezza, per il loro ruolo ecologico e per il servizio ecosistemico che offrono, sono in grado di contrastare il riscaldamento globale assorbendo il 40% della CO2 mondiale ovvero circa 37 miliardi di tonnellate all’anno. Per avere lo stesso risultato ci vorrebbero circa quattro foreste amazzoniche e 1.700 miliardi di alberi. Le balene, che si nutrono di tonnellate di zooplancton in particolare di piccoli gamberetti chiamati Krill, con i loro escrementi concimano il mare arricchendolo di ferro ed azoto che rappresentano elementi utili per la crescita del fitoplancton. Quest’ultimo svolge un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici perché in grado di assorbire CO2 e liberare ossigeno, come fanno gli alberi attraverso la fotosintesi. Quando il fitoplancton muore sprofonda negli abissi portando con sé la CO2 intrappolata nel suo corpo. Quindi più balene sono presenti in mare maggiore sarà la quantità di fitoplancton presente e più carbonio verrà trascinato negli abissi. Inoltre con i loro movimenti verticali lungo la colonna d’acqua e con le loro lunghe migrazione fungono da produttori e trasportatori per quegli elementi necessari alla sopravvivenza del fitoplancton. Purtroppo ancora oggi la sopravvivenza dei cetacei è molto minacciata, tra i tanti pericoli ricoprono un ruolo molto importante le collisioni con le navi, il marine litter soprattutto di materiale plastico, la presenza di reti da pesca con conseguente rischio di restare impigliati, l’inquinamento acustico e la caccia per scopi alimentari praticata ancora in alcuni Paesi.

Foto di Alessia Condorelli

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