Vincenza Tomaselli, nata a Siracusa nel 1971 è cresciuta in giro per l’Europa grazie ad una famiglia lungimirante che ha sempre assecondato la sua indomabile fame di conoscenza. Oggi è pubblicista, art director, regista di corti e documentari. Nel 2008 pubblica l’opera  “La voce a me dovuta”, nel 2018  “Novanta Novesimo Cancello” , nel 2023  “Il Mondo Capovolto”, nel 2025  “Undici e Undici” con Armando De Nigris Editore. 

A chi si rivolge la sua ultima fatica letteraria? Esiste, per meglio dire, una specifica tipologia di lettori a cui ha pensato scrivendo, o che potrebbe più di altri beneficiare delle sue parole?

 Mi considero solo un’intonata della parola non una scrittrice, pertanto il mio pubblico di riferimento è quello che nella vita è sempre musicalmente in ascolto. Le parole come tutto hanno una frequenza, una vibrazione e io sto attenta a usare le più efficaci, le più armoniche, le più emozionanti affinchè siano nutrimento e arricchimento, mai sterile vento o peggio mortale veleno. Basterebbe ascoltare per qualche minuto la gente per comprenderne l’indole, l’animo, il mondo recondito che la possiede; perché noi siamo le parole che pronunciamo e compreso e assimilato questo concetto, già dal primo incontro è difficile sbagliarsi su qualcuno. Ogni volta che scrivo un libro, un tema mi si palesa prepotentemente in testa come uno spartito con solo il ritornello e da lì parte uno studio etimologico, introspettivo e letterario di ogni nota e di ogni sillaba. Riuscire a elaborare la migliore versione di quello che penso e sento è un bisogno, un’urgenza. Tutto questo per raggiungere un numero sempre più ampio di fruitori che non amo chiamare “pubblico”, perché la mia filosofia di vita prevede che tra le persone si crei condivisione, connessione, cospirazione e non una distanza tra chi dice e chi ascolta, tra chi scrive e chi legge, tra chi si esibisce e chi applaude. Io voglio essere un tutt’uno con chi carezza i miei scritti con le mani e con gli occhi. Per questo l’unica riserva che ho in termini di target finale, risiede nella volontà di confrontarsi. Poi va da sé che ogni opera abbia un tema specifico e su quello il mare si divide creando spontaneamente “amici, nemici, complici e conoscenti”. Pertanto, considerato che “UNDICI e UNDICI” si sviluppa attorno al tema del silenzio patito e indotto, della sua violenza e rabbia celata, direi che la sua melodia si rivolge a chi d’inferno ha vissuto o vive nell’assordante mutismo.

Non sempre serve che l’autore si esprima sul suo lavoro. Volendo infrangere tale regola, quale messaggio insito nel suo ultimo libro le sta particolarmente a cuore?

Da anni studio il messaggio insito di quelle che definiamo coincidenze e ho imparato sulla mia pelle che non esistono. Eventi, numeri, luoghi, dejà vu, tipologie di relazioni, tutto non capita per caso, tutto è manifestazione di pensieri condizionati. Crediamo di essere padroni della nostra mente e invece lasciamo che sia la società ad averne le redini invisibili e così facendo, invece di vivere quello che vogliamo, viviamo quello che vogliono gli altri senza nemmeno dare coscientemente il permesso. Detto così sembra un concetto complicato ma nel libro c’è una storia semplice a supporto di questa tesi. Tutti lo sanno ma per indolenza, fragilità, pigrizia o vigliaccheria, la gente rifugge la verità e insabbia le prove. Tanto tempo fa mi dissero: ” se vuoi ottenere una cosa che non hai mai avuto devi avere il coraggio e la perseveranza di fare qualcosa che non hai mai fatto”. Lì per lì pensai che non mi ero mai risparmiata e che non sapevo da dove cominciare. Poi capii che ero io quello sul quale non avevo mai puntato e mi misi a lavoro. Conoscersi è l’unico vero impegno in questa vita per ottenere quello che desideriamo.

Concentriamoci sulla sua evoluzione nell’esercitare “il mestiere di scrivere”. Cosa è cambiato rispetto al passato? Quali nuovi gesti, abitudini, modalità e prassi si sono aggiunti alle azioni  già collaudate della scrittrice di ieri?

Le sembrerà insolito ma per migliorare la mia scrittura ho imparato a prendermi cura del mio corpo e anche questo è un tema presente in “UNDICI e UNDICI” : il corpo è messaggero, consigliere, maestro di vita. La sua voce ne ha sempre di nuove da raccontare se lo ascoltiamo, curiamo, nutriamo, serviamo al meglio. Per essere più pragmatica le dico che digiuno spesso, medito quotidianamente, cammino tanto, dormo quello che mi serve e non cedo alle provocazioni. Abitudini non ne ho e non ne voglio, la routine non mi appartiene. Ogni istante è diverso dall’altro, anche la natura muta da un attimo all’altro, quindi perché io dovrei andare controcorrente se ne faccio parte? Chi si affida al mondo del “random” vive di memoria campionata. Io preferisco la vita improvvisata. Ho sempre voglia di fare nuove esperienze, superare i miei limiti, scoprire se davvero come sognavo da bambina, è possibile spiccare il volo correndo a braccia aperte col cuore in gola. Come vede ieri, oggi e domani si sovrappongono sempre nelle mie visioni annullandosi per rigenerarsi in altro e sa perché? Perché ho finalmente capito che esisto solo “Ora”. 

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