Di nuovo la valigia pronta.
Ho messo dentro quel briciolo di cuore che è rimasto,
le parole che nascono veloci e i miei colori.
In un astuccio una manciata di ricordi, quelli belli.
Ed in un altro le ferite: saranno lì pronte a dirmi
che viaggiano al completo
e che di nuovi passeggeri non c’è proprio bisogno.
Ma soprattutto quel mio bagaglio sarà pieno di speranza: la mia compagna amata.
Di fantasia: lei fa sempre come vuole.
Di fiducia: lei non si fa mai desiderare.
Il mio sentiero è lì che attende ed io riprendo il viaggio.

Da ragazzina un libro mi colpì molto, “Viaggio intorno alla mia stanza”, di Xavier de Maistre in cui il protagonista percorre in lungo e in largo la sua stanza e nel contempo il suo Io più nascosto. “Un viaggio dove non si va da nessuna parte, o meglio dove rimanendo fermi si vola dappertutto, si evade dalla prigione della propria vita ispezionando il proprio io come se fosse un mondo…”.
Ebbe un impatto molto forte in me e forse da quel momento iniziò questo viaggio interiore.
Quante volte nel silenzio della notte o in mezzo a gente allegra e rumorosa ci siamo detti “mollo tutto, vado via”?
Io, lo confesso, innumerevoli volte.
Con il passare del tempo, com’è inevitabile, affiora però quella amara certezza che questo cambiar luogo non porta a nulla e il vero viaggio è quello che percorriamo in noi stessi.
Non sempre deciderne l’inizio è cosa semplice: il percorso è accidentato, pieno di bivi e impedimenti.
Si viaggia in terza classe e a volte il panorama non è invitante e ameno. Addentrarsi nei paesaggi che ci abitano è sempre una scoperta spesso dolorosa.
Nel film “Mangia, prega, ama”, tratto dal libro di Elisabeth Gilbert, viene descritto assai bene:
“Se sei abbastanza coraggioso da lasciarti dietro tutto ciò che è familiare e confortevole, e che può essere qualunque cosa, dalla tua casa ai vecchi rancori, e partire per un viaggio alla ricerca della verità, sia esteriore che interiore… e se sei preparato soprattutto ad accettare alcune realtà di te stesso veramente scomode, allora la verità non ti sarà preclusa.”
Il viaggio interiore si compie in solitaria ma è l’unico che ci restituisce al mondo davvero cambiati, aperti al nuovo, ci induce a guardare noi stessi per ciò che siamo fin nei lati più oscuri. Mi ritrovo con la valigia in mano in questo camminare lento, fatto di infinite tappe, ora brevi ora lunghe; di ritorni al punto di partenza con un senso di sconfitta e di impotenza, per poi scoprire che invece non sono più la stessa.
“C’è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore. Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta. Così come non credo che si viaggi per tornare. L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato. Da sé stessi non si può fuggire.” (AndrejTarkovskij)