Sia nel mondo marino che in quello terrestre, durante la loro vita, gli organismi devono confrontarsi con le ostilità che il loro ambiente presenta. Fra le soluzione adottate, interagire gli uni con gli altri a volte rappresenta un’ottima possibilità. Nelle situazioni in cui entrambe le specie coinvolte traggono vantaggio reciproco dalla loro associazione si parla di relazioni simbiotiche di tipo mutualistico. Nel mondo marino, tali relazioni sono molteplici e tra le più conosciute troviamo quella che si instaura tra il paguro e l’attinia. I primi hanno parte del loro corpo molle, quindi per proteggerla si rifugiano dentro conchiglie vuote di gasteropodi facendone la loro casa e sopra trasportano le attinie urticanti. Naturalmente man mano che crescono cambiano la conchiglia in cui vivono con una più grande e trasferiscono la loro attinia. Il vantaggio di questa unione è reciproco, infatti l’attinia che vive fissa al substrato, viene portata in giro dal paguro potendo così sfruttare i suoi resti di cibo che si disperdono nell’acqua con gli spostamenti. Il paguro sfrutta la corona di tentacoli urticanti dell’attinia come una vera e propria arma di difesa verso i predatori.

Proprio durante questo periodo nel mese di settembre, come a volerci ricordare la fine dell’estate, nei nostri mari si avvista la Cotylorhiza tuberculata o Cassiopea, una medusa dalla forma simile ad un uovo all’occhio di bue. È una medusa innocua a cui possiamo avvicinarci per ammirare tutta la sua bellezza. Guardandola con attenzione sotto l’ombrella tra le sue braccia si possono vedere dei pesciolini che trovano riparo dai predatori. La sua incantevole colorazione, giallo e violetta, è dovuta alla presenza di microalghe simbionti presenti nei suoi tessuti.

Paguro Bernardo l’eremita con attinia Dardanus calidus con Calliactis parasitica
Cotiloriza, Cotylorhiza tubercolata

Spostandoci nei mari tropicali troviamo una delle più affascinanti convivenze, quella tra il pesce pagliaccio e l’anemone. Questi pesci, svolgono tutte le attività intorno all’anemone delimitando così il territorio. Con il loro nuoto aumentano il flusso d’acqua e quindi l’ossigeno, aiutando l’anemone a respirare. Il vantaggio è reciproco, infatti, il pesce pagliaccio trova riparo dai predatori tra i tentacoli dell’anemone che a sua volta può nutrirsi dei resti di cibo del pesce pagliaccio. Naturalmente quest’ultimo è immune al potere urticante degli anemoni e lo diventa attraverso una esposizione graduale per contatto, trasferendo il muco velenoso dell’anemone sulla propria epidermide fino ad esserne completamente rivestito e protetto. Altre relazioni si instaurano fra individui appartenenti alla stessa specie. Ad esempio i pesci, spesso di piccola taglia, si aggregano in veri e propri banchi. Le motivazioni di questo comportamento possono essere legate a diversi fattori come la ricerca del cibo e l’aumento di incontro tra i gameti durante il periodo di riproduzione. Altre volte è un valido meccanismo di difesa perché la grande nuvola, che formano nuotando insieme, simula un unico grande organismo, rendendo più difficile la loro individuazione e confonde i predatori che non sanno chi colpire. Un altro evento molto diffuso è la formazione di colonie che si verifica soprattutto tra gli organismi che vivono fissi al substrato come le gorgonie e gli astroidi. In questo caso, quello che ai nostri occhi appare come un unico individuo, in realtà è costituito da tanti piccoli polipi collegati fra loro. All’interno della colonia vi è una divisione dei compiti fra i componenti per cui ci saranno polipi che svolgono le funzioni nutritive, altri quelle riproduttive e altri ancora quelle di difesa.

Pesce pagliaccio e anemone
Banco di salpe, Sarpa salpa
Astroidi, madrepora arancione Astroides calycularis
Gorgonia rossa, Paramuricea clavata

Foto di Alessia Condorelli