Esco dalla penombra del Duomo per tuffarmi nuovamente tra le stradine del centro che si snodano da una contrada all’altra in un dedalo di salite, discese, scale e scorci mozzafiato. Ho gli occhi e il cuore pieni di bellezza. Siena non smetterà mai di emozionarmi. Immersa nel fascino della Storia mi siedo al tavolino esterno di un locale per un aperitivo. Un gruppo di ragazze prende posto al tavolo accanto al mio, parlano animatamente di lavoro, di obiettivi difficili da raggiungere e di una riunione che i capi hanno pensato bene di fissare in un orario in cui il mondo intero preferisce di gran lunga sorseggiare un caffè e godersi il sole di fine maggio. Da dietro il mio personalissimo osservatorio, ovvero un grande e colorato bicchiere di spritz, osservo la scena e penso a quanto siano curate, indipendenti, libere e con tutta la vita davanti. «Sono ciò che fummo già noi tanto tempo fa, quando queste terre si chiamavano Saena Etruriae» risponde una voce alle mie spalle come se mi avesse letto nel pensiero. Intorno a me adesso non ci sono più i tavolini di un bar, non ci sono turisti colorati, i palazzi e gli stendardi delle contrade che sventolano in alto. Solo costruzioni di legno e pietra, tra le quali si snoda una strada piena di gente. Il carro mi passa davanti ma sbanda pericolosamente quando la ruota prende in pieno un grosso sasso, qualcuno mi afferra per un braccio spingendomi di lato. La donna mi fa cenno di seguirla. È molto bella, elegante nella sua veste drappeggiata. Porta i capelli acconciati in modo piuttosto elaborato e ha grandi gioielli di oro e ambra. Si accorge che il mio sguardo si è posato sulla sua collana «Amavo i gioielli e fortunatamente potevo permettermeli» ride accarezzando le pietre «quando sono morta loro sono venuti con me». Voltiamo l’angolo ed entriamo in una bottega. Ci sono piccoli vasi e ognuno di questi riporta un’iscrizione “Kusnailise”. «Era il mio negozio» mi dice «Kusnai è il mio nome». Gli occhi si velano di tristezza. Una ragazza, bella come lei e che le somiglia in modo impressionante, ci passa accanto senza vederci. Due uomini entrano per consegnare della merce, nemmeno loro ci vedono. Kusnai osserva la ragazza, sua figlia. «È bella e intelligente, ha imparato presto a prendersi cura del negozio. Si chiama Tita e domani ci sarà il suo nome sugli oggetti» racconta orgogliosa indicando la merce. Mi prende la mano e guardandomi negli occhi continua « è importante saper gestire il denaro, Tita sarà sempre libera. La libertà passa anche da questo. Ricordatelo sempre alle vostre figlie». Mi sorride e si allontana tra la folla, il tintinnio dei gioielli accompagna i suoi passi leggeri, ora è soltanto un’ombra lontana. «Signora, il suo caffè» annuncia la giovane cameriera facendo tintinnare i braccialetti mentre poggia la tazzina di fronte a me, apro gli occhi, la strada è ancora animata di turisti, le ragazze al tavolo accanto si alzano e si preparano per tornare in ufficio. Stanno andando a prendersi la vita e quella indipendenza lasciata loro in eredità da Kusnai e le altre. Le donne etrusche avevano già allora una cosa che non dobbiamo mai dimenticare di difendere: la libertà.
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Mi chiamo Barbara, diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Perugia, sono da sempre appassionata di Arte e Antiquariato. Amo associare l’idea di viaggio a quella di immersione nell’arte, ritenendo il mondo un prezioso scrigno colmo di tesori. La scrittura di racconti e la compagnia dei libri sono la mia vita ed è a loro che mi dedico con passione perché, citando Umberto Eco, “chi legge avrà vissuto 5000 anni, c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.