Dallo specchio

quegli occhi stranieri,

implacabili giudici,

scavano solchi,

labirinti d’una mente

sempre in cerca

di risposte e pace.

Questa vita frenetica ci vede sempre di corsa, sempre schiacciati da mille impegni. Rari sono i momenti che ci concediamo per riprendere il dialogo con noi stessi tra la scusa d’esser presi da cose importanti e l’intima paura di farlo.

Ammettiamolo: guardarsi allo specchio dritto negli occhi, senza ruoli, senza maschere, senza se e senza ma è una cosa difficilissima.

A volte può succedere di non riconoscere più quel volto: il tempo inesorabile e le vicende della vita lo hanno irrimediabilmente cambiato, indurito o persino incattivito.

“Specchio specchio delle mie brame dimmi di chi sono quegli occhi, quel sorriso?” verrebbe da dire. Ma a volte capita che un piccolo batter di ciglia fermi il tempo e ci prenda per mano. La realtà che ci rende vivi e ci fagocita è per un istante allontanata di forza. Non c’è tempo, non c’è spazio ma solo l’eco della nostra voce interiore, quella parte di noi che è più vera d’ogni altra. È un istante in cui accarezziamo lieve la nostra anima quasi come un incontro con la parte trascendente. Forse non sarà sempre un bel vedere perché di luci ed ombre siamo fatti ma è un momento importantissimo ed auspicabile per non perdere mai il contatto con ciò che abbiamo di più prezioso: noi stessi.

Come ha scritto Fabrizio Caramagna

“C’è una terza persona, nello specchio, che guarda colui che si guarda.”

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