Si tratta del colore associato alla profondità e al mistero, non così comune come il blu o il viola. Lo possiamo percepire, in quanto parte dello spettro dei colori per noi visibili, eppure è sinonimo di qualcosa di raro, e fuori dall’ordinario. Negli anni ‘70 la parapsicologa Nancy Ann Tappe, parla per la prima volta di “bambini indaco”, associando il colore a un’intera categoria di persone, presenti in particolare tra le generazioni degli anni ‘70, che a suo dire presenterebbero un’aura di tale colore, dunque diversa da quella degli altri. Le attuali generazioni dei quarantenni, cinquantenni e non solo, presenterebbero dunque al loro interno alcune persone dotate di una straordinaria sensibilità nuova e capacità fuori dal comune: estrema creatività, profondi interessi spirituali, doti di percezione dell’invisibile, forte emotività. Ma non solo, uno dei caratteri tipici dei bambini indaco sembrava infatti essere  una mente fuori dagli schemi, fortemente a disagio o in difficoltà all’interno del sistema tradizionale scolastico, all’interno dei gruppi organizzati, o una personalità stranamente avversa all’autorità, portatrice di un profondo senso di giustizia e propensa alla noia, alla svogliatezza, poiché interessata a questioni altre, meno superficiali o ordinarie. Nel 1982, Tappe pubblicò Understanding Your Life Through Color, una sorta di manifesto programmatico della sua teoria, in cui questi bambini vengono presentati come portatori di cambiamento e dotati di poteri psichici come telepatia e chiaroveggenza, o altrimenti capaci di sperimentare sogni lucidi, viaggi astrali, e riconnettersi così alla propria missione di vita. Il concetto di anime antiche venute al mondo con uno scopo ben preciso  fu rilanciato nel 1999 dal libro The Indigo Children di Lee Carroll e Jan Tober. La scienza non considera affidabile tale costruzione spirituale, ma tende ad associare questa  visione con le nuove diagnosi cliniche di intelligenze divergenti, riconosciute nel contesto scolastico a partire dai decenni seguenti, e che potevano in parte dar conto degli anomali atteggiamenti di tali bambini, si pensi all’ADHD, all’autismo ad alto funzionamento. La parapsicologia ribatte però alla scienza che tali disagi mascherano a volte più acute qualità destinate a rimanere nascoste dietro le più razionali e talvolta omologanti diagnosi cliniche.  I “bambini cristallo”, invece, rappresentano una sorta di evoluzione del concetto, introdotti dallo stesso Lee Carroll (tramite i messaggi canalizzati dall’entità “Kryon”) a partire dagli anni 2000. Questi bambini sarebbero i naturali prosecutori, rispetto ai primi, della missione spirituale sulla terra,  la nuova generazione successiva agli indaco, in grado di restituire guarigione e cure all’umanità. Gli uni dunque audaci e incompresi iniziatori di un’opera più grande di loro, talvolta a disagio nelle situazioni poichè fondamentalmente proiettati verso il nuovo, il cambiamento, a volte drastici nel chiudere e superare, gli altri forse più dolci nei modi, spesso descritti come “costruttori di ponti” ma comunque perfetti eredi di un progetto di trasformazione; entrambi figli della New Age incarnerebbero i bisogni profondi  di una umanità ferita che, con fatica e speranza, cerca di  riabilitare se stessa. 

Copyright ©️ 2020-2030, “Spazi Esclusi” – Tutti i diritti riservati.