Si dice che il mare sia lo specchio dell’anima, ed è proprio cosi che possiamo immaginarlo, una grande superficie dove riflettere i nostri stati d’animo e le nostre emozioni. Spesso, nei momenti di sconforto, lo desideriamo a lungo sentendo il bisogno del suo sollievo, come se in qualche modo questo possa aiutarci a ritrovare la nostra serenità e il nostro equilibrio. Gli oceani, non rappresentano solo una superficie riflettente virtuale e metaforica, ma il riflesso della luce solare, crea un’interfaccia che separa il mondo subacqueo da quello aereo. Questo enorme specchio è fondamentale per la vita marina, i raggi solari sono la fonte primaria di energia, necessaria per lo svolgimento della fotosintesi clorofilliana, di alghe e piante, senza le quali non ci sarebbe la vita. Quando la luce del sole raggiunge il mare, subisce due fenomeni fisici la riflessione e la rifrazione. La prima fa rimbalzare una parte di essa sulla superficie del mare che ritorna verso l’alto, la seconda devia il raggio luminoso cambiando la sua direzione nel passaggio dall’aria all’acqua. La quantità di luce riflessa varia a seconda dell’angolo di incidenza del sole, maggiore è l’angolo, maggiore sarà la quantità di luce diffusa. Anche condizioni di mare agitato, presenza di schiuma o particelle possono alterare l’effetto facendo riflettere una maggiore quantità di luce che influenza la quantità che penetra nella colonna d’acqua. La rifrazione è quel fenomeno che, creando un’illusione, varia la messa a fuoco ed è per questo che gli oggetti ed i pesci, ci appaiono il 33% più grandi e il 24% più vicini di quello che sono. Entrambi i fenomeni nell’ambiente marino svolgono ruoli biologici e fisici cruciali per la sopravvivenza di molte specie. I gabbiani ad esempio quando cacciano, per centrare le loro prede sott’acqua, devono stare attenti a compensare la rifrazione. Alcuni organismi marini hanno escogitato delle strategie di mimetismo che sfruttano proprio i principi della riflessione e rifrazione della luce per sfuggire e nascondersi dai predatori o per cacciare. Pesci pelagici come le sardine e le aringhe, possiedono fianchi argentati, ricoperti da uno strato di cristalli di guanina che fungono da specchietti e riflettono la luce che proviene dall’alto. Questa strategia, creando un effetto brillante ed iridescente, rende il pesce quasi invisibile confondendolo con l’ambiente circostante. Un’altra tattica di difesa è la tipica colorazione dei grandi pesci pelagici, come tonni, delfini, squali, che si presenta scura nella parte superiore del corpo e chiara in quella inferiore. Quindi se si osserva il pesce dall’alto il colore scuro si mimetizza con il fondale, mentre se si guarda dal basso verso l’alto la parte chiara riflette la luce proveniente dalla superficie confondendosi con il cielo lucente. Calamari e polpi sfruttano le loro superfici riflettenti per predare. Possiedono, negli strati più profondi, cellule ricche di piastre riflettenti, gli iridofori, che creano effetti iridescenti e cambiano colore a seconda dell’angolo di vista. Questi “specchi” biologici confondono le prede creando un rapido bagliore luminoso disorientandole prima di sferrare l’attacco. I piccoli banchi di pesci che nuotano vicino la superficie spesso creano un riflesso di luce dell’acqua che può servire agli uccelli marini come segnale visivo aiutandoli ad individuare le loro prede. Al contrario superfici iridescenti o in grado di riflettere luce da diverse angolazioni possono confondere eventuali predatori. Altre volte gli effetti di luce servono ancheper comunicare tra individui della stessa specie, creando “punti di riferimento” durante le migrazioni aiutandoli così nella formazione dei banchi.
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Foto di Alessia Condorelli

Sono Alessia, laureata in Scienze Biologiche indirizzo Biologia Marina presso l’Università degli Studi di Catania e da sempre affascinata dall’ambiente marino. Crescendo è diventato parte fondamentale della mia vita come le immersioni subacquee che mi hanno permesso di ammirare dal vivo le meraviglie che popolano questo mondo. Purtroppo oggi questo ambiente è fortemente minacciato da noi stessi, da qui l’idea di trasmettere una maggiore conoscenza del “Pianeta Blu” che ci permetta di viverlo e rispettarlo con maggiore coscienza.