La programmazione prenatale è la teoria spirituale secondo cui le nostre anime pianificherebbero alcune sfide prima di incarnarsi. La vita, secondo questa visione non sarebbe altro che un cammino evolutivo con degli ostacoli non imposti da un destino implacabile, ma valutati dalla nostra parte più spiritualmente consapevole per agevolare, nella sofferenza il più delle volte, ma anche attraverso la gioia, una serie di reazioni e comportamenti mirati a realizzare determinati obiettivi per noi e per coloro che incroceremo nel nostro cammino. Platone fu il primo a parlarne, nel mito di Er, presente nel libro X dell’opera “La Repubblica”, ci ricordava il valore del libero arbitrio nella nostra esistenza, e quanto necessità e scelta fossero in relazioni dialetticamente aperte, riferendo di un guerriero ritornato dalla morte, e in grado di ricordare quanto vissuto dopo aver esalato quel presunto ultimo respiro nel combattimento. Robert Schwartz se ne occupa invece di recente nel libro, divenuto ormai un classico del genere, “Anime coraggiose”, avvalendosi dell’aiuto prezioso di medium e channeler, chiaroveggenti e chiaroudenti in grado di “sintonizzarsi” con gli spiriti, entrando in uno stato di trance. A presentarsi sono anime angeliche, o incarnate più volte in corpi umani, o presenti come spiriti guida, ma sempre legati da accordi antichi con gli umani protagonisti delle storie. “Siamo stati insieme molte volte, in più di una incarnazione. Siamo stati sorelle. Siamo stati madre e figlia. Siamo stati nemici che si sono uccisi l’un l’altro. E siamo stati cari amici. Ogni volta io e te abbiamo deciso dove ci saremmo incontrati e in che modo avremmo rappresentato un’ottima opportunità di crescita. Siamo davvero quelle che nella tua dimensione vengono chiamate anime gemelle. Due anime di vibrazione molto simile.” L’apprendimento più frequente secondo questa teoria avverrebbe attraverso gli opposti: “l’assenza di una cosa- sottolinea l’autore- ne insegna meglio il senso e il valore. Inoltre la prospettiva non fisica è differente da quella fisica: la più lunga e penosa delle sofferenze qui, è percepita dalle anime come uno stato di disagio temporaneo che permette l’acquisizione di una saggezza eterna. I lutti, le crisi esistenziali, la solitudine, le malattie, i fallimenti assumono un significato nuovo e fertile, se osservati come scelte consapevoli, stabilite dalle anima prima di incarnarsi. Esisterebbero poi delle finestre d’uscita, non scelte di morte fissate una volta per tutte, ma possibilità per l’anima di abbandonare la vita terrena. Da questa visione così illuminata e per certi versi “fuori dalla portata dall’umano” i cattivi acquisirebbero un nuovo ruolo all’interno della trama della nostra vita: sarebbero infatti coloro che ci amano così tanto da accettare una posizione scomoda, per poter in ultima analisi generare una serie di conseguenze fertili, utili all’evoluzione nostra e di tutti coloro che toccano le nostre vite. Siamo davvero così nobili da rivalutare i gesti di chi ci ha fatto del male, ferito, minacciato e dunque di asociali, criminali e carnefici riuscendo addirittura a considerare quelle scelte frutto di un accordo prenatale che ci include?
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.